Colmare le carenze di dati sui rischi
climatici, spingere le aziende cui si fa credito a una maggiore
'resilienza' al cambiamento climatico, e migliorare le
valutazioni d'impatto del clima sui bilanci in termini
contabili.
Sono le tre sfide - delineate in un 'occasional paper'
pubblicato dalla Banca d'Italia poche settimane fa - che
attendono il sistema bancario italiano di fronte al cambiamento
climatico e ai nuovi standard di trasparenza Esg (ambientale,
sociale e di governance), con il loro impatto sui bilanci
societari e, a ricaduta, sulle esposizioni creditizie delle
banche.
"I gap in termini di disponibilità e qualità delle
informazioni richieste sono ancora notevoli, anche per via di
costi ancora elevati per raccogliere i dati necessari ai
requisiti Esg, e questo è particolarmente vero in Italia, dove
l'economia è largamente basata su piccole e medie imprese dalle
quali c'è poca disponibilità di informazioni", si legge nel
documento intitolato 'Esg disclosure: regulatory framework and
challenges for Italian banks'.
Le banche italiane meno significative, quelle che non
ricadono sotto la vigilanza della Bce, hanno "iniziato a
intensificare gli sforzi per adeguarsi in modo appropriato ai
nuovi requisiti di disclosure, anche se con un'alta variabilità
fra i singoli istituti", spiega il documento a firma di Tommaso
Loizzo and Federico Schimperna. Un'indagine della Banca d'Italia
dello scorso novembre, sempre sulle banche più piccole,
evidenziava che "gli approcci quantitativi delle banche nella
misurazione del rischio climatico sono ancora limitati", con
processi di gestione dei rischi ancora "mal strutturati".
L'occasional paper getta ulteriore luce sugli sforzi che
dovranno fare le banche italiane per adeguarsi al rischio
climatico: "solo una quota limitata delle istituzioni
finanziarie ha iniziato analisi d'impatto del rischio climatico
(fisico o relativo alla transizione) sul loro portafoglio
prestiti", avverte il documento, anche se "un'alta percentuale
intende farlo nel prossimo futuro". Nel fare credito, poi, "le
banche possono giocare un ruolo-chiave di consulenza e supporto
alle imprese per aumentare la loro resilienza ai rischi
climatici"; a prescindere dal settore economico e dall'attuale
cornice fissata dalla tassonomia Esg dell'Unione europea. E in
futuro, con l'Esma che alza l'asticella sull'inclusione dei
criteri Esg nel rischio di credito, "sarà importante monitorare
adeguatamente le implicazioni contabili derivanti dai fattori
Esg": se necessario mettendo mano alle politiche contabili e ai
modelli usati. Un gran lavoro sulla qualità e quantità dei dati
relativi ai rischi climatici, che però - si legge nel paper -
"sarà cruciale" nei prossimi anni.
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