In Italia il comparto agricolo
consuma troppa acqua, rappresentando il 57% del totale dei
prelievi d'acqua, seguito da usi civili (31%) e industriali
(12%). Ma anche in fatto di riutilizzo e recupero della risorsa
idrica in agricoltura, l'Italia fa fatica. Solo il 4,6% dei
terreni irrigati utilizza acque reflue depurate e c'è poca
attenzione nel recupero delle acque piovane. Sono i dati forniti
da Legambiente in occasione del 4/o Forum Acqua, organizzato a
Roma in collaborazione con Utilitalia.
Sul fronte qualità dell'acqua e delle falde, preoccupa
l'utilizzo di fertilizzanti e pesticidi nei campi agricoli, che
incidono anche sulla qualità della risorsa, così come la
presenza di microplastiche. Secondo gli ultimi studi disponibili
di Ispra, sono state trovate 183 diverse sostanze inquinanti nel
55,1% dei punti di monitoraggio in acque superficiali e nel
23,3% di quelli in acque sotterranee, per la maggior parte
erbicidi (principalmente Glifosato e dal suo metabolita Ampa).
Ma l'agricoltura è anche uno dei settori più colpiti dalla
crisi climatica, che accelera il passo con forti periodi di
siccità, con grandinate e alluvioni che danneggiamo sempre più i
campi agricoli. In sintesi, l'agricoltura si trova a fare i
conti con troppa o poco acqua, dimostrandosi ogni volta sempre
più impreparata.
Negli ultimi 4 anni (dal 2021 al 20 settembre 2024), secondo
i nuovi dati dell'Osservatorio Città Clima di Legambiente, si
sono registrati 96 eventi meteo estremi legati all'acqua che
hanno colpito il comparto agricolo. La maggior parte dei danni
sono dovuti a grandinate (58%), siccità (27%), allagamenti (10%)
e alle esondazioni fluviali (4%). Le regioni più colpite sono
Piemonte, Veneto, Puglia, Emilia-Romagna e Sardegna.
Legambiente ricorda che, se opportunamente trattata, dai
depuratori esce un potenziale di 9 miliardi di m3 all'anno di
acqua ricca di nutrienti. Una risorsa preziosa su cui il Paese
dovrebbe puntare dandosi degli obiettivi di crescita con un
riutilizzo in agricoltura del 20% delle acque reflue depurate
entro il 2025, il 35% entro il 2027 e il 50% entro il 2030.
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