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Ucciso 'Bidja', il trafficante 'guardiacoste' libico

A ovest di Tripoli. Ricercato dall'Onu ma capo dell'Accademia

03 settembre 2024, 15:00

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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(di Rodolfo Calò)

IL CAIRO - Abdurahman Al Milad detto 'Bidja', uno dei principali trafficanti di esseri umani in Libia assurto al grado di comandante dell'Accademia Navale libica, è stato ucciso da uomini armati che hanno sparato addosso una raffica di proiettili mentre era in auto a ovest di Tripoli.

L'assassinio di Bidja mentre si trovava a bordo di una Toyota bianca è avvenuto nel tardo pomeriggio di domenica nella zona di Janzur (o Gianzur), una ventina di km dal centro della capitale libica. Dai resoconti di media e commenti di analisti non è chiaro il movente dell'uccisione.

E' noto però che l'uomo era considerato dall'Onu e dalla Corte internazionale dell'Aja uno dei maggiori organizzatori del traffico di migranti della Libia sulla rotta che porta in Italia ma era stato poi nominato capo della Guardia costiera di Zawiya (Zauia), uno dei punti caldi delle partenze di disperati verso l'Europa.

Bidja - il cui Il soprannome era dovuto alla sua passione per il calcio e all'ammirazione per Roberto Baggio - era assurto alla notorietà internazionale nel 2017 per il suo ruolo di primo piano nell'uso della violenza contro i migranti e un suo coinvolgimento in operazioni di contrabbando gestite dalla 'Brigata Nasr' della tribù Awlad Buhmira.

Arrestato nell'ottobre 2020, dopo un breve periodo di detenzione sotto il Ministro dell'Interno (libico Fathi) Bashagha del governo di Fayez al Sarraj, l'ex-criminale aveva tenuto un atteggiamento apparentemente virtuoso contro il crimine pronunciandosi spesso contro le operazioni di contrabbando di carburante da Zuwarah (Zuara): nel 2021 sceglieva ed addestrava i nuovi ufficiali della Guardia Costiera libica. L'Onu lo accusò "di essere uno dei più efferati trafficanti di uomini in Libia, padrone della vita e della morte nei campi di prigionia, autore di sparatorie in mare, sospettato di aver fatto affogare decine di persone, ritenuto a capo di una vera cupola mafiosa ramificata in ogni settore politico ed economico dell'area di Zawyah" (Zauia), come sintetizzò nel 2019 Avvenire.

Milad era stato inserito nella lista del Comitato delle Sanzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite "dal giugno 2018 per il suo coinvolgimento nel traffico di esseri umani e nel contrabbando di carburante. È stato anche soggetto a un bollettino speciale" dell'Interpol (l'Organizzazione Internazionale della Polizia Criminale) e a "un mandato di arresto emesso nell'aprile 2019 dalla Procura Pubblica di Tripoli con l'accusa di traffico di esseri umani e contrabbando di carburante", come ricordò a suo tempo la Missione dell'Onu in Libia (Unsmil).

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