I promotori dell'iniziativa sottolineano che "la richiesta di riconoscimento delle atrocità commesse dai partecipanti" all'esposizione veneziana "non sono senza precedenti". Dal 1950 al 1968, ad esempio, "a causa della diffusa condanna globale e degli appelli al boicottaggio, il Sudafrica dell'Apartheid fu scoraggiato dall'esporre e messo da parte quando la Biennale assegnò gli spazi. Il Sudafrica non fu riammesso fino all'abolizione del regime dell'apartheid nel 1993". Le considerazioni degli artisti firmatari dell'appello si estendono ai provvedimenti presi con il conflitto in Ucraina: "Nel 2022 - si legge ancora nella lettera - la Biennale ha condannato l'inaccettabile aggressione militare da parte della Russia, che includeva la dichiarazione di rifiutare qualsiasi forma di collaborazione con coloro che hanno compiuto o sostenuto un atto di aggressione così grave". Allo stesso tempo, i promotori puntano il dito contro "il silenzio" della Biennale "sulle atrocità di Israele contro i palestinesi. Siamo sconvolti da questo doppio standard - proseguono -. Qualsiasi lavoro che rappresenti ufficialmente lo Stato di Israele costituisce un'approvazione delle sue politiche genocide. Non esiste libera espressione per i poeti, gli artisti e gli scrittori palestinesi assassinati, messi a tacere, imprigionati, torturati".
(ANSAmed).
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