Anche dal punto di vista culturale, ha proseguito l'ambasciatore, le relazioni sono "eccellenti". Per quanto riguarda invece le relazioni economiche, Fontana ha osservato che queste sono "buone", ma "si potrebbe fare qualcosa di più". "Capisco però - ha sottolineato - che molte aziende italiane, ad esclusione del settore energetico, possono avere qualche difficoltà ad interagire con un mercato come quello iracheno, che è molto interessante, ma complesso".
Secondo l'ambasciatore, il mercato offre "due filoni principali". Quello delle infrastrutture, perché l'Iraq, "forte dei proventi del petrolio, che in questo momento ha valori molto alti, riesce ad investire capitali in progetti di infrastrutture che dovrebbero rivoluzionare la struttura del Paese, con la creazione ad esempio della 'Grande strada dello sviluppo', che attraversa tutto il Paese". Il progetto di fattibilità, ha proseguito, è ad opera "di un'azienda italiana: sarebbe dunque importante che aziende italiane si inserissero sui successivi vari bandi di gara, per approfittare di un progetto molto vasto, sia ferroviario che stradale".
Un altro settore sul quale "puntare di più", ha detto ancora Fontana, è l'export. "C'è una grande domanda d'Italia, forse manca un po' di offerta". L'ambasciata si appresta dunque a cercare, insieme all'Ice, "canali di distribuzione per favorire le aziende italiane". Anche quello della cultura è un filone molto importante: ci sono ventitré missioni archeologiche italiane nel Paese "che danno un grande rilievo anche d'immagine all'Italia", ha concluso l'ambasciatore.
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