Joe Biden e Benyamin Netanyahu hanno fatto sapere di aver parlato al telefono, il primo ministro ha ringraziato il commander in chief per il coinvolgimento degli Stati Uniti nel raggiungimento dell'accordo e per l'intesa secondo cui Israele "manterrà la libertà d'azione" contro Hezbollah. "A Hezbollah non sarà consentito di minacciare più la sicurezza di Israele", ha detto Biden dalla Casa Bianca, e ha aggiunto che "non ci saranno truppe americane nel sud del Libano. La tregua è un nuovo inizio per il Libano", ha affermato. Il presidente ha proseguito dichiarando che "nei prossimi giorni gli Usa lanceranno una nuova iniziativa insieme a Turchia, Egitto, Qatar, Israele e altri Paesi per raggiungere il cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas".
Da Beirut il premier libanese, Najib Mikati ha commentato il cessate il fuoco come "un passo fondamentale verso la stabilità regionale". Agli annunci ufficiali ha preso parte, successivamente, il presidente francese Emmanuel Macron, con una nota congiunta con Washington in cui i due Paesi si impegnano a garantire il rispetto della tregua. Due ore prima che venisse resa nota la firma dell'intesa, il primo ministro israeliano ha tenuto una conferenza stampa in cui si è rivolto al Paese spiegando le motivazioni della tregua. "Se Hezbollah viola l'accordo e tenta di riarmarsi, colpiremo. Perché fare una tregua adesso? Per tre motivi: bisogna concentrarsi sulla minaccia iraniana; rinnovare le forze e i rifornimenti di armi; separare i fronti e isolare Hamas", ha detto Netanyahu, senza precisare la durata dell'intesa ("dipenderà da ciò che succederà sul terreno") ma che dovrebbe essere di 60 giorni.
Il segretario di Stato Usa Antony Blinken, a conclusione del G7 Esteri a Fiuggi, ha affermato che l'accordo aiuterà a raggiungere la fine della guerra anche a Gaza. Obiettivo al quale punta anche Netanyahu, ma in attesa che nello Studio Ovale sieda Donald Trump, che probabilmente consentirà accordi più generosi per Bibi di quanto avrebbe fatto Biden al posto suo. La luce verde per l'intesa è arrivata dopo una giornata politicamente convulsa in Israele. Ma soprattutto segnata da devastanti raid dell'aviazione ebraica su Beirut, nel sud del Libano e nella Valle della Bekaa. In serata, mentre il premier parlava di tregua, l'Idf ha colpito nel cuore della capitale libanese. Tra gli obiettivi, le filiali dell'associazione Al-Qard al-Hasan, finanziate da Teheran, e utilizzata da Hezbollah come una banca. La tregua inoltre arriva poche ore dopo che l'Idf ha raggiunto il fiume Litani, nel settore orientale del Libano meridionale, per la prima volta dal 2000, anno in cui Israele si ritirò dalla zona. I miliziani del partito di Dio a loro volta hanno martellato il nord di Israele lanciando per tutta la giornata e fino a sera ondate di razzi e droni su Haifa, Acri e sulla Galilea. Poco prima che venisse fatto l'annuncio della tregua, Hezbollah ha lanciato tre razzi a lungo raggio - abbattuti - sul centro di Israele. (ANSAmed).
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