Sono arrivati in almeno quattromila per manifestare la loro solidarietà al sindaco dell'accoglienza, dando vita ad un corteo multietnico e colorato. Al grido "siamo tutti clandestini" e "Mimmo libero" hanno sfilato per le vie di Riace fino a giungere sotto casa - da martedì scorso diventata anche la sua "prigione" - di Domenico Lucano, agli arresti domiciliari per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ed illeciti nell'affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti.
Ed il sindaco di Riace - che dal giorno dell'arresto in realtà non lo è più, essendo stato sospeso dall'incarico - di fronte a tanto affetto, si è commosso, affacciato alla finestra, e poi ha salutato la folla col pugno sinistro chiuso. Associazioni, partiti, sindacati, ma anche semplici cittadini hanno voluto testimoniare la loro vicinanza al sindaco che la rivista Fortune ha inserito due anni fa tra i 50 uomini più potenti del mondo per la sua politica di accoglienza ed integrazione che ha fatto di Riace un caso mondiale. E infatti, tra i tanti striscioni e cartelli esposti nel corteo, su uno si leggeva "Il mondo lo adora, l'Italia lo arresta". "Riace non si arresta", era scritto su un altro.
Fianco a fianco hanno sfilato italiani e extracomunitari. Alcuni vivono a Riace ormai da anni contribuendo a ripopolare il piccolo paese della Locride, altri sono giunti da fuori. A manifestazione ancora in corso è arrivato il commento del ministro dell'Interno Matteo Salvini, che già nei giorni scorsi se la era presa con i 'buonisti' che difendono Lucano. "Quando scoppiò il caso Diciotti l'Anm difese il pm tuonando 'basta interferenze', mentre Mattarella ricordò che 'nessuno è al di sopra della legge'. Ora diranno le stesse cose?" ha detto.
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