Ucciso perché non voleva dividere
con gli altri affiliati alla cosca i proventi dell'attività di
usura che aveva iniziato, peraltro, senza il preventivo assenso
dei boss. Sarebbe questo il movente dell'omicidio di Giuseppe
Ruffolo, ucciso a colpi di pistola nel settembre 2011 a Cosenza,
per il cui omicidio le Squadre mobile di Cosenza e Catanzaro e
lo Sco hanno arrestato Roberto Porcaro, di 35 anni, e
Massimiliano D'Elia (33), già noti alle forze dell'ordine, a
conclusione di indagini coordinate dalla Dda di Catanzaro
guidata da Nicola Gratteri.
Per l'accusa D'Elia è l'autore materiale del delitto;
Porcaro, ritenuto uno dei massimi esponenti del clan
Lanzino-Patitucci, sarebbe il mandante. "Le indagini - ha detto
il capo della mobile di Cosenza Fabio Catalano - si sono avvalse
di attività tecniche e dichiarazioni di collaboratori di
giustizia. Il quadro probatorio ha consentito di delineare
elementi di colpevolezza tali da far ritenere che il delitto sia
maturato nel clan Lanzino-Patitucci".
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