La sua posizione era stata
stralciata perché una consulenza medica lo aveva ritenuto
incapace di intendere e di volere. E così se per gli altri
imputati il processo "Dinasty - affari di famiglia" contro
presunti boss e gregari della cosca Mancuso era andato avanti,
arrivando a conclusione tra il 2008 e il 2009, per lui, Domenico
Mancuso, 45 anni, figlio del boss ergastolano Peppe, alias
"Mbrogghjia, si era invece fermato alle prime fasi. Fino al 2016
quando una nuova perizia aveva ribaltato gli esiti della
precedente. A quel punto era tornato a dibattimento per fatti di
quasi 20 anni fa e adesso è arrivata la conclusione con il
verdetto di primo grado: 21 anni e sei mesi per associazione
mafiosa e 6.700 euro di multa. L'imputato era l'ultimo a dover
essere giudicato per il procedimento penale scaturito
dall'operazione antimafia coordinata nel 2003 dalla Dda di
Catanzaro e condotta dalle Squadre mobili di Vibo Valentia e
Catanzaro che aveva disarticolato il clan di Limbadi.
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