Assolto perché "il fatto non sussiste" l'ex presidente della Giunta regionale della Calabria Mario Oliverio, del Pd. Lo ha deciso il gup di Catanzaro Giulio De Gregorio nell'ambito del processo con rito abbreviato "Lande desolate" che vedeva Oliverio, difeso dagli avvocati Enzo Belvedere e Armando Veneto, accusato di abuso d'ufficio e corruzione. La Procura aveva chiesto una condanna a 4 anni e 8 mesi di carcere.
L'inchiesta della Procura di Catanzaro riguarda presunte anomalie riscontrate nella realizzazione di tre opere pubbliche (due delle quali incompiute): l'aviosuperficie di Scalea, l'ovovia di Lorica e piazza Bilotti a Cosenza (unica portata a termine). Oliverio è stato l'unico imputato a essere giudicato in abbreviato, gli altri imputati rinviati a giudizio - l'on. Enza Bruno Bossio del Pd e suo marito Nicola Adamo, già vicepresidente della Giunta regionale sono stati prosciolti dal gup con una sentenza di non luogo a procedere perché "il fatto non sussiste” - saranno processati con rito ordinario. L'udienza è fissata per il 7 ottobre.
Secondo l'ipotesi accusatoria, gli imputati avrebbero cercato di rallentare l'esecuzione dei lavori di Piazza Bilotti, eseguiti dal "gruppo Barbieri" che, in cambio, avrebbe ottenuto ulteriori finanziamenti per altri lavori ritenuti dall'accusa "non dovuti né legittimamente esigibili". Rallentamento, secondo la Procura Catanzaro, il cui fine era di natura politica per non far inaugurare al sindaco di Cosenza Mario Occhiuto - che in quel periodo era ricandidato - la piazza che si trova nel centro cittadino.
"È una sentenza netta, chiara. La giustizia finalmente è arrivata, in ritardo ma è arrivata. Sono stati due anni di gogna mediatica, nei miei confronti". Lo ha
detto all'ANSA l'ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio. "Ho speso la mia vita - ha aggiunto - e il mio impegno politico e istituzionale avendo sempre come bussola la legalità, la correttezza amministrativa, il rispetto dei diritti e delle persone. Ho sempre combattuto in prima fila per il riscatto
della mia terra e per la liberazione di essa da tutte le mafie e cricche affaristiche. Una mattina di Dicembre del 2018 è come se il mondo si fosse capovolto. Nella mia funzione di massimo responsabile del Governo della Regione venivo sottoposto ad un provvedimento cautelare. Un atto grave non solo per la mia
immagine, ma soprattutto per l'immagine della Calabria finita nel tritacarne mediatico e nella macchina del fango. Il solo pensiero che i calabresi, a partire da quelli che avevano riposto in me fiducia, potessero essere indotti a credere che il loro presidente avesse tradito la loro fiducia ed approfittato del ruolo che gli avevano conferito sono stati la più grave ferita e il più grande e insopportabile tormento della mia vita. Sono felice per i miei figli, per i miei cari, ma anche
per i calabresi. Ora che si è affermata la verità e che la Giustizia, attesa da me in rispettoso silenzio, si è imposta è necessaria una riflessione approfondita".
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