I finanzieri del Comando
provinciale di Catanzaro, coordinati dal procuratore della
Repubblica Nicola Gratteri e dall'aggiunto Vincenzo Capomolla,
hanno eseguito un provvedimento di sequestro di prevenzione di
beni per un valore di oltre un milione e centosessantamila euro,
emesso dal Tribunale su richiesta della Dda. Destinatari del
provvedimento Francesco Iannazzo e il figlio Emanuele,
appartenenti all'omonima famiglia di 'ndrangheta operante nel
territorio di Lamezia Terme e comuni limitrofi.
I due, esponenti della cosca confederata
"Iannazzo-Cannizzaro-Daponte", erano stati coinvolti
nell'operazione "Andromeda", culminata nel maggio 2015 con
l'esecuzione di numerosi arresti. Padre e figlio sono stati poi
condannati in primo e secondo grado perché ritenuti colpevoli di
associazione mafiosa. La famiglia Iannazzo, tra quelle del
lametino, caratterizzate da un'idea "tradizionale" di cosca
mafiosa, oltre che dedita ai reati ricompresi negli ambiti
tradizionali di interesse criminale, ha da sempre costituito,
per gli investigatori, un esempio tipico di "mafia
imprenditoriale" capace di avvalersi di un fittissimo reticolo
di imprese intestate o comunque facenti capo a esponenti della
famiglia.
Le indagini patrimoniali condotte dagli investigatori del
Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia
di finanza di Catanzaro, consentito di ricostruire gli ingenti
patrimoni di padre e figlio, i cui valori sono risultati
sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati da loro e dai
familiari.
Il patrimonio sequestrato è costituito da quattro fabbricati,
sei terreni, un'autovettura e diversi rapporti bancari e/o
finanziari.
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