Uno stabilimento del valore
di due milioni di euro è stato sequestrato nell'area industriale
di Lamezia Terme dai finanzieri del Gruppo di Lamezia Terme
assieme ai carabinieri del Comando per la Tutela ambientale e
transizione ecologica - Noe di Catanzaro, al Nucleo operativo di
Polizia ambientale della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia e
alla Sezione Pg- aliquota Ambiente della Procura che hanno
denunciato quattro persone per violazioni ambientali.
I provvedimento si inserisce in un'attività d'indagine in
materia di tutela ambientale e salvaguardia della salute
pubblica, coordinata dal Procuratore di Lamezia Terme, Salvatore
Curcio, e dal sostituto procuratore Marica Brucci.
Dalle indagini è emerso che, all'interno dello stabilimento
industriale, operante sotto l'insegna di un noto marchio di
azienda leader nel settore dei veicoli industriali, operavano
tre distinte società le quali, oltre la commercializzazione di
veicoli industriali, svolgevano anche l'attività di officina
meccanica, fabbricazione di rimorchi e semirimorchi, carrozzeria
e verniciatura industriale. Solo una minima parte dello
stabilimento era destinata all'esposizione e vendita dei
veicoli, mentre la restante parte era occupato da una vera e
propria filiera industriale appositamente creata per
l'assemblaggio, saldatura e verniciatura dei mezzi. Erano
presenti, infatti, un impianto robotizzato per saldatura e
assemblaggio dei componenti metallici, una cabina di sabbiatura
e granigliatura, nonché diverse cabine per la verniciatura dei
cassoni precedentemente assemblati.
Nonostante le attività svolte, nessuna delle tre società è
risultata in possesso delle previste autorizzazioni ambientali
rilasciate da Provincia e Regione. Inoltre, è stato verificato
da personale tecnico Arpacal, che società scaricavano i reflui
industriali prodotti direttamente nella rete consortile
dell'area industriale di Lamezia Terme, senza sottoporli ad
alcun processo di depurazione.
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