Beni per 15 milioni di
euro sono stati sequestrati dai carabinieri a conclusione
dell'operazione "Metameria" coordinata dal procuratore di Reggio
Calabria Giovanni Bombardieri e dai pm della Dda Stefano
Musolino, Walter Ignazitto e Domenico Cappelleri. Il
provvedimento è stato emesso dal gip nei confronti di 5 società
e del loro patrimonio aziendale: la "Panoramic Stop di Penna
Vincenza & Co", l'impresa individuale "Api di Iannò Francesco",
la "Eco. F.a.l. di La Valle Egidio e Francesco, la "Logam -
Logistica per l'ambiente" e la "BM Service". Quindici persone
sono state denunciate in stato di libertà per riciclaggio ed
autoriciclaggio, violazione delle norme sulle accise e
fatturazione per operazioni inesistenti. L'inchiesta "Metameria"
ha portato, il 16 febbraio scorso, a 28 ordinanze di custodia
cautelare contro la cosca Condello.
Al sequestro si è giunti grazie alle dichiarazioni del
collaboratore di giustizia Roberto Lucibello, ex socio
dell'imprenditore Francesco Giustra, che a febbraio era stato
arrestato per concorso esterno. Dai verbali è emersa la figura
di Francesco Iannò, imprenditore nel settore della distribuzione
dei carburanti che opera a Reggio Calabria con due impianti. È
accusato di essersi prestato a compiere attività di reimpiego di
capitali con l'emissione da parte di soggetti compiacenti di
documenti fiscali attestanti operazioni inesistenti riferibili
ad una frode nel settore della vendita di carburanti. In
particolare, grazie ad alcuni complici, secondo i pm, Iannò può
disporre di un ingente quantitativo di carburante "in nero" che
sottrae alla compagnia petrolifera e che viene reimmesso nella
rete di distribuzione da lui controllata. Iannò, inoltre,
avrebbe sovrafatturato forniture a alcune imprese restituendo in
contanti la differenza tra il prezzo reale e quello
artificiosamente rappresentato. I clienti si prestavano ad
agevolare l'attività di riciclaggio, utilizzando ai fini fiscali
le fatture per operazioni parzialmente inesistenti. Le imprese
"Eco. F.a.l" e la "Logam" all'epoca dei fatti erano sottoposte a
controllo giudiziario. Le condotte fraudolente finivano per
occultare i flussi finanziari anche agli amministratori nominati
dal Tribunale.
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