E' tornato in carcere Antonio
Pontoriero, il 44enne condannato in primo grado a 22 anni di
reclusione con l'accusa di essere stato il responsabile
dell'omicidio di Soumaila Sacko, di 29 anni, maliano, bracciante
agricolo ed attivista dell'Unione sindacale di base, ucciso nel
giugno del 2018 a San Calogero, nel Vibonese, mentre si trovava
in un'ex fornace per recuperare lamiere da utilizzare nella
tendopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria) allo scopo di
adattarle a coperture di alcune baracche che ospitavano
migranti.
Il nuovo arresto è stato eseguito dopo che il Tribunale del
riesame ha rigettato l'istanza dei difensori di Pontoriero, gli
avvocati Francesco Muzzopappa e Salvatore Staiano, per la
concessione al 46enne della detenzione domiciliare. I giudici si
sono pronunciati sull'istanza dopo che la Corte di cassazione
aveva annullato con rinvio una prima sentenza del Tribunale del
riesame con cui era stato concesso il beneficio degli arresti
domiciliari al presunto omicida del migrante.
Oggi, intanto, è proseguito davanti alla Corte d'assise
d'appello di Catanzaro il processo di secondo grado a carico di
Pontoriero. L'udienza è stata riservata alle arringhe degli
avvocati Arturo Salerni e Mario Angelelli, intervenuti in
rappresentanza dell'Unione sindacale di base e dei fratelli,
della moglie e della figlia di Sacko, costituitisi parte civile
nel dibattimento. I due legali hanno chiesto alla Corte la
conferma per Pontoriero della sentenza di primo grado.
Analoga richiesta era stata fatta in precedenza dal sostituto
procuratore generale di Catanzaro Salvatore Di Maio.
La prossima udienza del processo è stata fissata per l'11
febbraio, quando interverranno in difesa di Pontoriero gli
avvocati Muzzopappa e Staiano.
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