Lesioni personali e
tortura. Sono questi reati che la Procura di Reggio Calabria
ipotizza a carico di tre agenti di polizia penitenziaria in
servizio nel carcere reggino di San Pietro in relazione ad un
presunto pestaggio cui sarebbe stato sottoposto un detenuto
napoletano ritenuto un esponente di spicco della camorra.
Sulla vicenda il Procuratore della Repubblica, Giovanni
Bombardieri, ed il sostituto procuratore Sara Perazzan hanno
avviato un'inchiesta nell'ambito della quale hanno emesso
informazioni di garanzia a carico dei tre agenti che sono state
notificate dalla Squadra mobile di Reggio Calabria.
Oggi pomeriggio i tre agenti indagati sono stati sottoposti ad
interrogatorio in Procura sull'esito del quale, al momento, non
sono trapelate notizie.
Il presunto pestaggio sarebbe avvenuto il 22 gennaio scorso,
giorno in cui a Reggio Calabria si trovava il ministro della
Giustizia Marta Cartabia per partecipare alla cerimonia
d'inaugurazione dell'anno giudiziario del Distretto di Corte
d'Appello.
Il detenuto vittima del presunto pestaggio, secondo quanto si
é appreso, aveva già provocato qualche problema nel carcere di
Frosinone e per questo motivo, nei mesi scorsi, era stato
trasferito a Reggio Calabria.
A denunciare il presunto pestaggio é stato lo stesso detenuto
che, in occasione di un collegamento in videoconferenza con il
Tribunale di Napoli, si é tolto la maglietta per fare vedere al
giudice i segni dei maltrattamenti che avrebbe subito pochi
giorni prima nel carcere di Reggio Calabria.
Il sostituto procuratore Perazzan, a quel punto, ha aperto un
fascicolo d'inchiesta e si è recato in carcere, dove ha sentito
il detenuto napoletano che, nell'occasione, ha confermato la sua
versione dei fatti.
La Procura ha anche sequestrato i filmati registrati
dall'impianto di videosorveglianza del carcere che avrebbero
ripreso parzialmente quanto sarebbe avvenuto.
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