Un inno alla pace interpretato
da bambini e mamme ucraine, da alcuni mesi ospiti in paese, e la
distruzione simbolica, in piazza, per mano dei tanti piccoli
presenti, di armi giocattolo come a rappresentare il rifiuto di
ogni violenza. Sono stati i due momenti di più intensa
partecipazione che hanno caratterizzato l'evento a più
dimensioni sul tema della pace allestito dal Centro Studi e
Ricerche sulla Prima Italia, ente voluto dall'amministrazione
comunale di Squillace, di cui è presidente Armin Wolf; dalla
nuova scuola Pitagorica di Crotone, l'associazione culturale la
Pigna e dalla parrocchia S. Maria Assunta di Squillace.
La manifestazione ha preso il via con una mostra fotografica dal
titolo "l'infanzia rubata, la guerra negli occhi" allestita
sulla scalinata del palazzo delle culture che ha proposto 15
scatti del fotografo toscano Pino Bertelli. Dalle immagini è
venuto fuori "un vero e proprio atto di accusa contro i
conflitti che stanno dilaniando il mondo e, soprattutto, un
monito a non chiudere gli occhi di fronte allo sguardo inerme
dei tanti bambini vittime, ogni giorno, delle barbarie delle
guerre". Successivamente il sociologo Franco Caccia, assessore
comunale al turismo, ha sottolineato la scelta di avviare una
riflessione a più voci e con linguaggi diversi. Sul tema delle
origini si è, poi, soffermato Salvatore Mongiardo, direttore del
Centro Studi e ricerche sulla Prima Italia. E' stata la volta di
Eugenio Mercuri, direttore del centro culturale Kropos e
dell'attore e regista Saverio Tavano che ha letto alcuni brani
sulla pace di Sant'Agostino. Tra gli interventi quello del
sindaco di Monasterace, Cesare Deleo mentre don Enzo Iezzi,
parroco di Squillace, ha proposto delle riflessioni sui temi
della pace e della concordia tra i popoli. Sono stati proposti
degli intermezzi di canti, musiche e danze ad opera della Schola
cantorum S. Cecilia. Toccante l'esibizione di bambini e mamme
ucraine ospiti nei locali dell'ex seminario vescovile che hanno
intonato degli inni nella loro lingua. Gran finale con l'atto
simbolico ma efficace di distruggere le armi giocattolo. Un
invito concreto a vivere e costruire l'unità e la collaborazione
tra i popoli lontano da ogni guerra.
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