Il magistrato
Olindo Canali è stato assolto dal gup di Reggio Calabria
dall'accusa di corruzione in atti giudiziari con l'aggravante di
aver favorito la mafia come scrivono alcuni quotidiani.
Originario di Monza Canali ha lavorato per tanto tempo come pm a
BarcelIona Pozzo di Gotto (Messina) gestendo numerose inchieste
sulla mafia messinese e poi è andato a fare il giudice a Milano.
Il gup di Reggio Calabria Vincenza Bellini, non ha accolto la
richiesta di condanna a 6 anni di reclusione formulata lo scorso
aprile dal procuratore aggiunto Gaetano Paci. Canali era stato
accusato dall'ex boss barcellonese, oggi pentito, Carmelo
D'Amico, coimputato nel procedimento. Anche lui ieri pomeriggio
è stato assolto. "D'Amico nel 2016 si autoaccusò d'essere il
corruttore - scrive la Gazzetta del Sud - E disse di aver
pagato due magistrati per far aggiustare un suo processo, in cui
rischiava l'ergastolo. Dalle carte secondo l'accusa emergeva
anche il concorso nel reato come intermediario, e il «rapporto
di assidua frequentazione» che Canali aveva con il medico
Salvatore Rugolo, specializzato nel settore lavoro e parecchio
conosciuto, nonché figlio di don "Ciccino" Rugolo, vecchio
capomafia barcellonese, e cognato del boss - per lungo tempo
capo della "famiglia" barcellonese - Giuseppe Gullotti che sposò
sua sorella Venera". Uno dei casi di corruzione in atti
giudiziari contestati - tra il 2008 e il 2009 -, in concorso con
Rugolo, D'Amico, e il boss Gullotti, che ha scelto il processo
ordinario, riguardava il maxiprocesso "Mare Nostrum" e
l'indagine per l'omicidio del giornalista Beppe Alfano. Secondo
il capo d'imputazione l'ex pm Canali avrebbe "accettato per sé
la promessa della consegna di denaro di trecentomila euro, della
quale riceveva una prima parte di cinquantamila euro", sempre da
D'Amico. Questo per cercare di "ammorbidire" la posizione del
boss Gullotti scrivendo un memoriale mandato in aula durante il
maxiprocesso "Mare Nostrum". Nel memoriale Canali esprimeva
forti dubbi sulla colpevolezza di Gullotti per la morte di
Alfano, e in cui scriveva che occorreva "chiedere ed ottenere la
revisione della sua condanna".
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