Sono serviti tre giorni, uno spiegamento di forze dell'ordine e tecnici considerevole e l'individuazione di alloggi temporanei. Ma alla fine palazzo Fienga, per i magistrati la roccaforte del clan Gionta a Torre Annunziata (Napoli), dove l'organizzazione avrebbe pianificato gran parte dei fatti di cronaca e sangue che hanno visto al centro dell'attenzione la città oplontina, è stato sgomberato. Nella giornata considerata cruciale, quella odierna, quando in campo sono scesi centinaia di carabinieri, agenti di polizia, uomini della Guardia di Finanza e agenti di polizia municipale, ma anche mezzi dei vigili del fuoco e ambulanze, il lavoro da compiere è stato invece ridotto.
Delle quasi cinquanta famiglia da mandare via, ne erano rimaste sette. Le altre infatti avevano scelto di andarsene da sole, trovando sistemazioni autonome o negli alloggi temporanei trovati dal Comune (in un'ala di una scuola, in alcuni box riattati per l'occasione e in alcuni alberghi fuori Torre Annunziata). In serata la polizia ha trovato negli scantinati del palazzo un arsenale con due kalashnikov, un fucile e centinaia di munizioni. La sistemazione delle famiglie sarà il prossimo impegno dell'amministrazione comunale guidata dal sindaco Giosuè Starita, che in questi giorni ha collaborato con le Procure e le forze di polizia per la riuscita dell'operazione. Nonostante il numero ridotto di persone da spostare, questa mattina in via Bertone non sono mancati momenti di tensione, con alcune persone che si sono rivolte a carabinieri e polizia con frasi come ''Non state cacciando i camorristi ma solo donne e bambini''.
Da ora il lavoro delle forze dell'ordine si concentrerà sulla ricerca degli ultimi ''segnali'' della presenza degli affiliati al clan. Nessuno si lascia andare a facili trionfalismi: ''Non celebriamo una vittoria - spiega il procuratore capo di Torre Annunziata, Alessandro Pennasilico - ma il risultato ottenuto grazie a una sinergia portata avanti tra le procure e con Questura di Napoli, comandi provinciali delle forze dell'ordine e direzione distrettuale antimafia''. Il procuratore capo di Napoli, Giovanni Colangelo, e l'aggiunto Filippo Beatrice hanno ammesso che ''risultava necessario evitare che, attraverso la perdurante disponibilità di tale immobile in capo a soggetti direttamente inseriti nel clan Gionta o comunque allo stesso strettamente collegati da ormai stratificati rapporti di complicità o connivenza, venissero organizzati, deliberati ed eseguiti nuovi delitti (omicidi, estorsione, traffici di droga e armi)''.
A suggellare una giornata importantissima per la lotta alla camorra a Torre Annunziata, sempre oggi è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quattordici persone ritenute vicine ai Gionta e dedite all'importazione e allo spaccio di ingenti quantitativi di droga dall'Olanda. Dei 14 indagati, solo quattro erano già detenuti. Tra i coinvolti anche un agente di polizia municipale che - secondo l'attività condotta dal nucleo investigativo dei carabinieri oplontini - deteneva in casa la droga per conto degli esponenti del clan.
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