/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Il disastro di Sarno 20 anni fa, manca la parola fine

Il reportage

Il disastro di Sarno 20 anni fa, manca la parola fine

Opere ok, ma niente fondi per manutenzione. Il nodo risarcimenti

SARNO (SALERNO), 27 aprile 2018, 12:55

Armando Petretta

ANSACheck

Disastro Sarno: 20 anni dopo manca parola fine - RIPRODUZIONE RISERVATA

Disastro Sarno: 20 anni dopo manca parola fine - RIPRODUZIONE RISERVATA
Disastro Sarno: 20 anni dopo manca parola fine - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il fantasma di Villa Malta aleggia su via Pedagnali con le tracce di fango ancora visibili sotto le volte del vecchio ospedale, ottocentesco come il borgo in cui sorge: è la fotografia che ferma il tempo e riporta indietro la memoria alla sera del 5 maggio 1998 quando una marea nera di fango travolse Sarno, inghiottendo uomini e cose. Centosessanta le vittime di quella tragedia che coinvolse anche altri comuni della valle, come Quindici, Siano, Bracigliano e San Felice a Cancello. Sarno pago' il prezzo piu' alto, con 137 morti e la frazione Episcopio spazzata via dalle colate di lava fredda che, scese dalla montagna ferita in cinque punti, bypassarono la rete di canali di inizio secolo, troppo a valle per fare da argine.

A Sarno pioveva ininterrottamente da giorni (250 ore riferiscono le cronache dell'epoca) e nell'ospedale Villa Malta, ai piedi della montagna, sin dal pomeriggio cominciarono ad arrivare i primi feriti. Non immaginavano, ne' loro ne' il personale in servizio, che di li' a poco - intorno alla mezzanotte ci fu la colata che fece il grosso delle vittime - quel luogo di cura sarebbe diventata la loro tomba. I ritardi nei soccorsi, errori di sottovalutazione, un sistema di Protezione civile all'epoca poco collaudato, fecero il resto. Quattrocento famiglie furono sfollate.

"La natura non fece altro che fare il suo corso - sottolinea Antonio Milone che in quella tragedia perse il padre e che da anni guida l'associazione dei familiari delle vittime - le responsabilita' sono solo degli uomini. Quel che e' successo era prevedibile, ma in questo Paese non c'e' mai stata cultura della prevenzione. E purtroppo non c'e' neanche oggi, ecco perche' dico che quella lezione della natura e' servita solo in parte. Si e' intervenuto su Sarno sulla scorta di un'emergenza, ma il problema resta e riguarda tutti i comuni all'ombra del Vesuvio".

Oggi, dopo venti anni, Sarno ha visto completarsi l'85% delle opere previste. Ai piedi della montagna sono state realizzate le vasche di contenimento. "Ma e' venuta meno la messa in sicurezza della montagna - osserva Milone - e come associazione abbiamo criticato la ricostruzione negli stessi luoghi. Vogliamo che la lezione serva, prima che si ripeta qualcosa di analogo. Altrimenti ogni sacrificio e' stato inutile".

Il destino sceglie a caso chi colpire. A Villa Malta quella sera non era di turno Giuseppe Canfora, medico anestesista. Oggi e' il sindaco di una Sarno che si prepara a ricordare i suoi morti con una tre giorni di eventi: "Sono un miracolato - dice - il caso ha voluto che quella sera non fossi di guardia. Ma li' - dice con voce rotta dall'emozione - ho perso tanti amici". Da sindaco la voglia di voltare pagina definitivamente si scontra con la carenza di fondi: "La ricostruzione e' completa, la messa in sicurezza c'e' stata e magari avessimo avuto allora le difese di oggi, non staremmo qui a fare anniversari. Ma Sarno e' stata una sorta di laboratorio da cui e' nata la moderna Protezione Civile". "Abbiamo ricostruito una ottantina di edifici - ricorda - e abbiamo dato la proprieta' dei suoli agli abitanti delle nuove case". Il problema vero, tuttavia, e' la manutenzione. "Dopo la gestione commissariale, e la liquidazione dell'agenzia regionale per la difesa del suolo Arcadis, non e' chiaro a chi competa. Il Comune fa quel che puo' - spiega - ma soldi in cassa non ce ne sono. Ed e' vero che si poteva intervenire meglio sulla montagna ma anche li' ci siamo scontrati con la mancanza di risorse".

Villa Malta resta il cruccio del sindaco: "Ho scritto a De Luca e all'Asl per recuperare la struttura e farne un distretto sanitario". Ad allungare lo strazio dei parenti delle vittime, resta in piedi la questione risarcimenti. Una settantina i giudizi pendenti in sede civile dopo che nel 2013 la Cassazione ha reso definitiva la condanna del sindaco dell'epoca Gerardo Basile. In primo grado sono stati riconosciuti fino a 250 mila euro per erede. "Quando abbiamo rappresentato le cifre al governo - spiega l'assessore comunale al Contenzioso Eutilia Viscardi - sono rimasti a bocca aperta. L'Avvocatura dello Stato ha proposto appello, i tempi saranno lunghi, nel frattempo abbiamo gia' chiuso 11 transazioni per 100 mila euro a vittima, e molte di piu' ne avremmo chiuse se la norma avesse fissato in 200 mila la cifra". Lungaggini e schermaglie che tengono aperte le ferite e che a distanza di venti anni fanno di Sarno una storia in cui la parola fine e' ancora lontana.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

Guarda anche

O utilizza