Dai progressi
dell'immunoterapia alle nuove tecniche diagnostiche: a Procida
scienziati, ricercatori e specialisti si sono riuniti per
discutere degli sviluppi nelle cure del cancro concludendo i
loro lavori con un 'manifesto' che, affermano, "rappresenta una
sorta di linea-guida valida anche per l'autorità politica,
chiamata a tenere il passo di uno sforzo del mondo medico
davvero imponente". "Non abbassiamo la guardia sul cancro", è il
messaggio.
Nel "Manifesto di Procida" la premessa è che "in Italia ogni
giorno vengono diagnosticati più di mille novi casi di cancro" e
che fortunatamente, "più della metà può essere guarito con le
cure attualmente disponibili". Nel nostro Paese, "oltre 3
milioni e mezzo di persone hanno ricevuto diagnosi di cancro: a
queste il nostro servizio sanitario deve offrire cure innovative
e appropriate o anche solo controlli periodici".
A questo riguardo nel Manifesto si sottolinea che "le terapie
più moderne e personalizzate (soprattutto le cosiddette terapie
a bersaglio molecolare e l'immunoterapia) garantiscono la
guarigione in molti casi e la cronicizzazione della malattia in
altri". Riguardo ai farmaci, "questi debbono essere
somministrati in contesti organizzativi che garantiscano
sicurezza e qualità. Non si può prescindere da personale, né da
un approccio multidisciplinare: è quello che avviene oggi e che
va mantenuto".
Tutto ciò, affermano gli esperti, "ha costi sempre maggiori
cui occorrerà fare fronte: e non si tratta solamente dei farmaci
antitumorali. Esami diagnostici ripetuti, cure palliative,
ricoveri intercorrenti eccetera, comportano un grande bisogno
impegno di risorse per l'oncologia". Secondo gli estensori del
Manifesto di Procida, "parte del percorso di cura dei pazienti
oncologici può essere sul territorio (prevenzione, cure
palliative, terapie di supporto e dei sintomi, follow-up): a
domicilio, nelle case e negli ospedali di comunità previsti dal
Pnrr". Fondamentale, infine, resta la Ricerca che deve
continuare "sfruttando anche le risorse della digitalizzazione e
dell'intelligenza artificiale" e che deve "riguardare anche
l'impatto dei nuovi modelli organizzativi e lo studio dei nuovi
bisogni assistenziali".
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