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Al 'Nuovo' Fabrizio Gifuni in 'Con il vostro irridente silenzio'

Al 'Nuovo' Fabrizio Gifuni in 'Con il vostro irridente silenzio'

Le ultime parole di Aldo Moro, dal 15 al 18 febbraio a Napoli

NAPOLI, 11 febbraio 2024, 15:52

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il desiderio di vita di Aldo Moro si concretizza in un monologo asciutto, serrato che Fabrizio Gifuni, autore, interprete e regista, porta in scena in 'Con il vostro irridente silenzio', da giovedì 15 febbraio alle 21 (repliche fino a domenica 18) sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Napoli. Presentato da Associazione Culturale Cadmo, l'allestimento evoca il clima claustrofobico e violento che ha contraddistinto i giorni tra il 16 marzo e il 9 maggio 1978: i giorni del rapimento di Aldo Moro. Costretto in prigionia, il leader della Democrazia Cristiana scrive. Lettere rivolte ai colleghi di partito, ai rappresentanti delle istituzioni, alla famiglia. E insieme riflette, compone un ampio testo politico, il "memoriale", che cerca di rispondere alle domande dei brigatisti. "In quei cinquantacinque giorni Aldo Moro - evidenzia una nota presentando lo spettacolo - è un fiume di parole, di domande, di provocazioni, cui quasi nessuno risponde, cercando anzi di arginarlo, di metterlo a tacere, di mistificare quei testi: Moro non è Moro, veniva detto." "La stampa, in modo pressoché unanime, martellò l'opinione pubblica sconfessando le sue parole, mentre Moro urlava dal carcere il proprio sdegno per quest'ulteriore crudele tortura".
    'Con il vostro irridente silenzio' attraversa quel memoriale, rievoca quelle parole, incarna quei pensieri. A distanza di oltre 40 anni, carte alla mano l'attore da' corpo allo sdegno dello statista non creduto, non ascoltato. Accanto alla rabbia e alla lucida analisi, vi è però anche spazio per parole più dolci, tenere rivolte ai familiari. Dopo essersi confrontato con le scritture e con i mondi di Carlo Emilio Gadda e Pierpaolo Pasolini, Fabrizio Gifuni continua la sua "antibiografia della nazione" attraverso quello che definisce "un doloroso e ostinato lavoro di drammaturgia che ora si confronta con lo scritto più scabro e nudo della storia d'Italia".
    E' sostenuto da Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro di Torino, con la collaborazione dello scrittore Christian Raimo e la consulenza storica di Francesco Maria Biscione e Miguel Gotor.
   

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