Il desiderio di vita di Aldo Moro
si concretizza in un monologo asciutto, serrato che Fabrizio
Gifuni, autore, interprete e regista, porta in scena in 'Con il
vostro irridente silenzio', da giovedì 15 febbraio alle 21
(repliche fino a domenica 18) sul palcoscenico del Teatro Nuovo
di Napoli. Presentato da Associazione Culturale Cadmo,
l'allestimento evoca il clima claustrofobico e violento che ha
contraddistinto i giorni tra il 16 marzo e il 9 maggio 1978: i
giorni del rapimento di Aldo Moro. Costretto in prigionia, il
leader della Democrazia Cristiana scrive. Lettere rivolte ai
colleghi di partito, ai rappresentanti delle istituzioni, alla
famiglia. E insieme riflette, compone un ampio testo politico,
il "memoriale", che cerca di rispondere alle domande dei
brigatisti. "In quei cinquantacinque giorni Aldo Moro -
evidenzia una nota presentando lo spettacolo - è un fiume di
parole, di domande, di provocazioni, cui quasi nessuno risponde,
cercando anzi di arginarlo, di metterlo a tacere, di mistificare
quei testi: Moro non è Moro, veniva detto." "La stampa, in modo
pressoché unanime, martellò l'opinione pubblica sconfessando le
sue parole, mentre Moro urlava dal carcere il proprio sdegno per
quest'ulteriore crudele tortura".
'Con il vostro irridente silenzio' attraversa quel memoriale,
rievoca quelle parole, incarna quei pensieri. A distanza di
oltre 40 anni, carte alla mano l'attore da' corpo allo sdegno
dello statista non creduto, non ascoltato. Accanto alla rabbia e
alla lucida analisi, vi è però anche spazio per parole più
dolci, tenere rivolte ai familiari. Dopo essersi confrontato con
le scritture e con i mondi di Carlo Emilio Gadda e Pierpaolo
Pasolini, Fabrizio Gifuni continua la sua "antibiografia della
nazione" attraverso quello che definisce "un doloroso e ostinato
lavoro di drammaturgia che ora si confronta con lo scritto più
scabro e nudo della storia d'Italia".
E' sostenuto da Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro
di Torino, con la collaborazione dello scrittore Christian Raimo
e la consulenza storica di Francesco Maria Biscione e Miguel
Gotor.
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