(di Angelo Cerulo)
"Il nostro sforzo mira a fare di
Napoli e della Campania un polo nazionale e internazionale
dell'audiovisivo a partire dalla ex Base Nato di Bagnoli e
dall'area a Salerno individuata per realizzare una grande
piscina per le riprese sott'acqua; in questo quadro si inserisce
il lavoro di cui parliamo oggi che nasce nel solco della
collaborazione con l'Accademia di Belle Arti di Napoli insieme
con Rai e Netflix e che punta sulla formazione dei giovani e sui
valori dell'umanesimo". Così il presidente della Giunta
Regionale della Campania, Vincenzo De Luca, intervenendo nel
foyer della sede Rai di Napoli alla presentazione del
cortometraggio "Sete". Si tratta di un lavoro ideato dalla
Scuola di Cinema e Audiovisivo dell'Accademia di Belle Arti
nell'ambito del primo Master di II livello in Scenografia per il
cinema e Costume per il cinema, finanziato dalla Regione
nell'ambito del Poc 2014/2020, realizzato in collaborazione con
la RAI e Netflix e riconosciuto dal Ministero dell'Università e
Ricerca. Alla presentazione sono intervenuti Rosita Marchese,
presidente dell'Accademia di Belle Arti e Antonio Parlati,
responsabile del Centro di produzione Rai di Napoli.
"Ci sono molti giovani che rinunciano al lavoro perché alcuni
tipi di lavoro li svuotano - ha aggiunto De Luca - ma questo che
miriamo a creare è un 'mestiere' che non è ripetitivo,
alienante, sono lavori che possono dare risposte economiche ma
anche valore umano. Questa città e questa regione - di rapporti
spesso complicati - sono luoghi dell'umanesimo. E senza l'anima
le tecnologie non servono a niente, anzi creano nuove
solitudini. A Napoli e in Campania è nata una scuola di regia e
di cinema".
ll corto è stato definito da Rosita Marchese "una scelta di
documentazione e di ricerca" mentre Antonio Parlati ha parlato
di "operazione straordinaria fatta dai ragazzi con la Rai che ha
accompagnato il progetto: a me piace aprire i cancelli, stare
col territorio, sul territorio". Realizzato, dunque, grazie alla
collaborazione con la Rai, è tratto dalla novella "Le bevitrici
di sangue" del poeta e drammaturgo napoletano Salvatore Di
Giacomo; le allieve e gli allievi hanno lavorato ad un
adattamento che rispettasse il linguaggio, le atmosfere e gli
ambienti della Napoli di inizio Novecento, utilizzando il
thriller come chiave interpretativa. Gli studenti si sono così
confrontati con la complessità dello specifico genere,
acquisendo capacità e competenze utili nella costruzione
drammaturgica. La scrittura della sceneggiatura è avvenuta
parallelamente alla costruzione scenografica e all'ideazione dei
costumi. La regia, guidata da Barbara Napolitano, ha visto
protagonisti i discenti che sono stati centrali
nell'organizzazione e nella realizzazione di tutte le fasi del
corto dallo script alla direzione degli attori, dalla direzione
della fotografia al montaggio. Il Master a cui hanno preso parte
43 ragazzi - 29 per l'indirizzo in Scenografia e 14 per
l'indirizzo
in Costume - selezionati attraverso bando di concorso pubblico è
stato il primo in Italia nel suo genere, tra le Accademia di
Belle Arti, "un'occasione di formazione di altissimo livello i
cui costi di
partecipazione sono stati interamente coperti dal finanziamento
della Regione Campania e, in quota parte, dalla società Netflix"
è stato sottolineato. Il percorso didattico realizzato in un
periodo di 9 mesi, per un totale di circa 700 ore di lezione,
suddivise in attività teorico pratiche e tirocini, ha visto gli
allievi e le allieve impegnati nella ricerca e nell'indagine dei
singoli indirizzi, guidati da docenti interni e esterni
all'Accademia di Napoli individuati tra professionisti nel campo
cinematografico italiano. Sono state svolte 50 ore di
Masterclass con 15 ospiti.
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