La cultura come sede di princìpi e valori che "uniscono l'Occidente" per costruire insieme un' "agenda ambiziosa" che deve avere al centro il sostegno all'Ucraina. Nel giorno in cui Ursula von der Leyen mette sul piatto un prestito di 35 miliardi a favore di Kiev, i rappresentanti dei grandi della Terra riuniti a Napoli per il G7 della Cultura si mettono in scia e trasformano il summit culturale in un evento molto più politico.
"Il G7 è stato volutamente aperto dal ministro della cultura dell' Ucraina affinché fosse chiaro a tutti che l'ordine del giorno di questo G7 riguarda sì la cultura ma si parte dai fondamentali: le democrazie liberali di tutto il mondo sono compatte e unite per la tutela dei beni culturali di un Paese aggredito che fa parte della nostra cultura europea e mondiale" sottolinea il ministro italiano Alessandro Giuli che mette l'Ucraina al centro già nel suo discorso di apertura e che il 17 settembre aveva chiamato al telefono il nuovo ministro della Cultura e delle Comunicazioni Strategiche dell'Ucraina, Mikola Tochytskyi, per invitarlo a presenziare la riunione di Napoli .
E già in quella telefonata, Giuli aveva anche confermato l'impegno dell'Italia ad assistere l'Ucraina nell'opera di tutela e ricostruzione del suo patrimonio storico-artistico danneggiato dalla guerra.
Per Giuli si tratta di un impegno che affonda le radici anche nel suo precedente incarico alla guida del Maxxi: proprio a settembre dello scorso anno era volato ad Odessa per fare una ricognizione sui siti distrutti durante la guerra, a partire dalla Cattedrale della Trasfigurazione, bombardata dai missili lanciati dai russi. Ora nella sua nuova veste di ministro, intende continuare l'opera. L'Ucraina si sta "difendendo da oltre due anni da una aggressione, quella della Russia di Putin, scellerata e criminale, che viola i principi del diritto internazionale e riporta in Europa l'orrore del conflitto militare" afferma il titolare del Collegio Romano che si scaglia contro il "tentativo di cancellare l'identità culturale ucraina.
Questa guerra è stata lanciata per togliere al popolo ucraino la libertà e la democrazia, diritti alla base dei nostri ordinamenti". Coinvolgendo nella distruzione anche il suo patrimonio culturale. "Spero che da questa riunione G7 parta un messaggio forte e condiviso per la tutela dell'identità culturale ucraina". Si attendono progetti, per ora è stata donata al ministro ucraino una medaglia in bronzo per i due anni della resistenza ucraina coniata dalla Zecca italiana (il ricavato della vendita andrà a sostenere le attività dell'ospedale pediatrico di Leopoli).
Se il messaggio centrale del summit oggi è quello sull'Ucraina (nel pomeriggio il primo bilaterale è stato proprio con Tochytskyi e lì è stato confermato il sostegno italiano) per quanto riguarda le direttive della politica culturale Giuli resta volutamente vago sulla continuità con l'azione del suo predecessore. Nel suo discorso di apertura si sofferma sull'identità culturale e sulla sua difesa ed invita i ministri a discutere in questo meeting soprattutto di questo, anche se la delegazione arrivata a Napoli è molto meno di spicco rispetto a quella ipotizzata nei giorni della vigilia.
E di cultura e identità è stato dato ampio sfoggio agli ospiti governativi, che ieri sono stati accolti da un Gabriele Lavia che, davanti alla statua dell'Ercole Farnese custodita al Museo Archeologico, ha recitato per loro in latino (con traduzione simultanea). Anche Giuli ha preso la parola in latino per rappresentare ciò che, dice, oggi si intende per "cultura": "Fecisti patriam diversis gentibus unam. Hai dato una patria ai popoli dispersi in cento luoghi".
Fatto sta che "le meraviglie del mondo greco romano confluite dalla collezione farnese a quella delle città vesuviane ha affascinato le delegazioni" ha assicurato Massimo Osanna, l'archeologo dg Musei del Mic. Il tutto prima della chiusura in bellezza della prima giornata di lavori: una visita privata al Tramonto agli scavi di Pompei e poi i concerti al Teatro Grande. Poco prima la prima foto ricordo dei 7 grandi al Palazzo Reale: sullo sfondo si staglia il profilo della Costiera Sorrentina ma non il Vesuvio, simbolo di Napoli nel mondo.
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