"Non si può che restare sconcertati
di fronte alla falsa retorica del governo Meloni. È evidente
come la questione della denatalità sia usata esclusivamente come
arma per limitare l'autodeterminazione delle donne perché poi, a
conti fatti, quando si tratta di prendere provvedimenti che
davvero possono sostenere la genitorialità, le decisioni prese
vanno in senso opposto. Viene da chiedersi quale sia la ratio di
un tale provvedimento. Non di certo la lentezza del Sud, che
quando supportato si muove e sa farlo propriamente. Mai come in
questo caso le risorse ci sono, o almeno ci sarebbero. Di sicuro
ci sono state con i 4 miliardi e 600 milioni provenienti dal
Pnrr e destinati al nostro Paese e in particolare proprio al
Mezzogiorno per raggiungere la soglia del 33% di offerta di
posti negli asili: siamo di fronte, è bene ricordarlo, ad una
soglia minima, quella che garantirebbe a 1 minore su 3 di avere
un posto al nido". Così la Cgil Napoli e Campania commenta il
provvedimento per i servizi all'infanzia contenuto nel Piano
strutturale di bilancio varato dal Governo Meloni.
"In Campania - osserva la confederazione regionale - alcuni
passi in avanti li abbiamo registrati: l'offerta del servizio è
aumentata nel corso degli anni, pur se in maniera disomogenea e
in presenza di rette ancora troppo care, nonostante i sussidi
(anche regionali) stanziati. Nel 2021 eravamo all'ultimo posto
nel Paese con una copertura regionale dell'11,7% e una profonda
difformità tra province, aree interne e costiera, grossi
conglomerati urbani e piccoli centri urbani. Nel 2022 la nostra
offerta era già salita di un punto e mezzo arrivando a una
copertura del 13,2%. Rispetto alla distribuzione territoriale
andiamo dal 15,8% in media garantito dal comune di Napoli, al
40,4% coperto a Salerno e il 19,2% a Benevento, il 14,9% a
Caserta e infine il 25,3% ad Avellino. I dati, da fonte Istat,
si riferiscono al 2022 e all'offerta di asili nido e servizi per
l'infanzia (0-2 anni)"."Le risorse del PNRR destinate alla
Campania - ricorda il sindacato - prevedevano un investimento
pari a mezzo miliardo per il finanziamento di 343 interventi.
Che ne sarà di quei progetti? E quali prospettive ci saranno per
la nostra regione con gli esiti dell'autonomia differenziata,
che andrà ad acuire i divari già enormi col resto del Paese e
con l'Europa? Solo la provincia di Benevento, secondo quanto
riportato dalla proiezione del Governo, riuscirà a raggiungere
la copertura del 33%. Per le altre province - Salerno, Caserta e
Avellino - la soglia non è troppo lontana. Per Napoli e il suo
hinterland, resterà un miraggio. Va ribadito - evidenza la
segreteria regionale - che anche raggiungere il 33% non
significa risolvere la questione. Assistiamo ancora ad una forte
concentrazione del privato, più propenso a rispondere alle
esigenze di genitori che lavorano purché disposti a pagare per
questo. Mediamente il servizio pubblico presenta orari ridotti
che limitano la scelta e la fruizione del servizio".
"Con il decreto numero 79 del Mim del 30 aprile 2024 -
ricorda ancora la Cgil Napoli e Campania - al Comune di Napoli
sono stati destinati 6,84 milioni di euro per 6 interventi
finalizzati all'attivazione di 300 nuovi posti a fronte di una
popolazione residente (al di sotto dei 2 anni) pari a 20mila
minori. L'obiettivo è quello di raggiungere un indice di
copertura pari a 16: molto al di sotto dell'obiettivo europeo.
Altrettante risorse sono state destinate al Comune di Giugliano
per la copertura di 250 posti, mentre quasi 3 milioni e mezzo di
euro sono diretti al comune di Torre del Greco per l'attivazione
di quasi 150 posti. I cittadini campani si aspettano non solo
che quelle risorse vengano garantite, ma che siano raggiunte da
nuove e ulteriori, affinché l'obiettivo di copertura del 33%
che, ribadiamo, è un obiettivo minimo - specie se guardiamo alla
riformulazione al 45% da raggiungere entro il 2030 - sia
realizzato".
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