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De Luca, il futuro della Campania si decide a Napoli non a Roma

De Luca, il futuro della Campania si decide a Napoli non a Roma

"Non esiste un potere monocratico, quello ce l'ha solo il Papa"

NAPOLI, 10 novembre 2024, 14:18

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Il futuro della Campania si decide a Napoli, non a Roma. Ci sono esponenti politici nazionali che non sanno neanche come si arriva a Napoli, avete mai sentito qualcuno parlare dei nostri problemi e dei nostri figli? Parlano della nostra regione senza conoscere il nostro territorio". Così il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, intervenendo alla festa dell'Avanti a Pomigliano d'Arco (Napoli), e sottolineando che "non esiste più una coalizione di centrosinistra. Siamo messi peggio del 2022 - ha aggiunto - e vorrebbero decidere a Roma il destino della Campania. Solo il Psi mantiene una propria autonomia storica, manteniamoci riformisti almeno noi".
    "Avete mai sentito qualcuno della sinistra storica parlare di sicurezza?", ha proseguito il governatore campano. "La sicurezza non coincide con la repressione. Il tema della sicurezza, con quello che sta succedendo alle giovani generazioni, è diventato un'esigenza umana fondamentale e primaria, ma è un tema che è completamente fuori del programma di un centro sinistra alternativo al governo nazionale".
    Secondo De Luca "siamo in grandissima difficoltà e se non recuperiamo questi vuoti di programma, non ci sarà l'alternativa al governo".
    Parlando poi di elezioni, De Luca ha detto che anche "quelli che non vengono eletti dai cittadini possono fare i deputati, i senatori. Lo fanno, senza essere eletti da nessuno. Questo è un Paese di dementi, si sono inventati quest'altra imbecillità del potere monocratico, ma l'unico potere monocratico è quello del Papa, e pure lui deve stare attento", ha proseguito, sottolineando che un presidente di Regione "può essere sfiduciato domani mattina e se ne torna a casa". "Hanno inventato idiozie totali - ha aggiunto De Luca - per giustificare questa immensa ipocrisia per la quale i gruppi dirigenti a Roma hanno una sola preoccupazione, cioè come candidarsi alle elezioni successive e proteggersi la poltrona".
   
   

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