Il futuro in dieci giorni per gli
oltre 400 lavoratori dello stabilimento di Marcianise (Caserta)
multinazionale Usa Jabil; il 25 marzo scade infatti la procedura
di licenziamento collettivo avviata dall'azienda
dell'elettronica a gennaio, ciò vuol dire che dal giorno dopo
saranno inviate le lettere di licenziamento ai lavoratori, che
nel frattempo sono diventati 409, visto che negli ultimi giorni
quattro addetti, stanchi probabilmente di una vertenza che si
trascina da anni, se ne sono andati.
Ma il destino dei lavoratori Jabil non è ancora del tutto
scritto, visto che in ballo c'è anche l'ipotesi di cessione
dello stabilimento con gli addetti da parte di Jabil alla Tme
Assembly Engineering Srl, nuova società costituita dalla Tme di
Portico di Caserta e da Invitalia (la Tme al 55% delle quote,
Invitalia al 45%); un'ipotesi che è da mesi sul tavolo ma che è
già stata bocciata dai lavoratori del sito di Marcianise, che
non vogliono sentir parlare di ricollocazione in altre aziende
dopo la brutta esperienza toccata a quegli oltre 250 dipendenti
Jabil che qualche anno fa, causa sempre problemi produttivi
lamentati dall'azienda Usa, decisero di accettare la fuoriuscita
dagli organici della multinazionale per passare in aziende, come
Softlab e Orefice - peraltro pagate dalla stessa Jabil per
riassumere i propri dipendenti - che avrebbero dovuto
utilizzarli per progetti produttivi, come garantito in sede
istituzionale davanti a Regione e Ministero Sviluppo Economico
(oggi Mimit); progetti che però non sono mai partiti, tanto che
i 23 riassunti da Orefice sono stati licenziati, e gli oltre 200
ricollocati in Softlab sono sempre in cassa integrazione,
avanzano stipendi e quote di cig e tra pochi mesi anche per loro
potrebbe arrivare il licenziamento.
Viste dunque queste
premesse, i 409 Jabil, così come i sindacati, continuano a
ripetere che la multinazionale deve restare a Marcianise o
trovare una soluzione diversa da Tme, ma la Jabil va ormai
diritta per la sua strada.
E anche ieri, fanno sapere le segreterie casertane dei
sindacati dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uil e Failms,
nel corso dell'incontro avvenuto in remoto con la Regione
Campania (il secondo incontro previsto dalla procedura di
licenziamento collettivo sulla base della legge 223 del 1991),
la Jabil ha confermato la volontà di abbandonare il territorio
casertano, ritenendo ormai, "non strategico il sito per le
proprie attività produttive", e ha inoltre comunicato
"l'intenzione di concludere la procedura, prevista per il 26
marzo, con il licenziamento di tutti e 409 dipendenti".
I
sindacati hanno invece ribadito la richiesta all'azienda di
ritirare la procedura e alla Regione "di intervenire presso il
Mimit per sollecitare una convocazione urgente, al fine di
discutere soluzioni concrete per la salvaguardia
dell'occupazione, con l'inclusione di soggetti imprenditoriali
in grado di sostenere un percorso industriale stabile e
garantito. Riteniamo inaccettabile che né la multinazionale né
le istituzioni stiano assumendo le proprie responsabilità nei
confronti di un territorio che ha già subito gravi crisi
industriali, e la cui tenuta sociale è ora fortemente a
rischio". Nell'incontro di ieri le parti non sono entrate nel
merito dell'ipotesi Tme, ma un'eventuale cessione dovrebbe
comunque avvenire nei prossimi dieci giorni, prima della
scadenza dell'iter di licenziamento.
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