Passi avanti nella lotta ai tumori,
in particolare contro l'adenocarcinoma dei dotti pancreatici
(PDAC), si registrano grazie alla sinergia fra diversi enti e
strutture di ricerca come "Università del Sannio ed Ospedale
Fatebenefratelli di Benevento ed altri partner (UniFoggia -
Ospedale Sandro Pertini di Roma - Università La Sapienza -
Biogem - IRCCS San Giovanni Rotondo).
Il prof. Massimo Pancione, ricercatore del Dipartimento di
Scienze e tecnologie dell'Unisannio, ed il dottor Nicola R.
Forte - direttore dell'Uoc di Patologia Clinica dell'ospedale
Sacro Cuore Fatebenefratelli di Benevento con i rispettivi team,
grazie alla loro ormai ventennale stretta collaborazione,
possono vantare la partecipazione ad una ricerca indirizzata
alla scoperta di nuovi meccanismi implicati nella genesi e nella
prognosi di particolari neoplasie "poco responsive" ai
trattamenti oggi disponibili.
La scoperta di questi particolari meccanismi, in un prossimo
futuro, si sottolinea, potrà indirizzare la ricerca ad
individuare farmaci sempre più specifici, ovvero, ciò che si
definisce "target".
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica
Pancreatology, evidenziano gli studiosi, "potrebbe infatti
rappresentare la base per sviluppare nuovi approcci di medicina
personalizzata ed intervenire direttamente sui segnali che
portano alla proliferazione eccessiva del centrosoma, un piccolo
organello delle cellule umane coinvolto nella corretta
segregazione dei cromosomi durante la duplicazione cellulare e
nella formazione di sensori sporgenti sulla superficie delle
cellule chiamati ciglia". L'adenocarcinoma dei dotti pancreatici
(PDAC) è una patologia molto aggressiva e rappresenta una delle
principali cause di morte per cancro in tutto il mondo. Viene
spesso definito il killer silenzioso perché i suoi sintomi sono
molto subdoli e perché non si sa molto né della patologia né
dell'organo che colpisce. L'instabilità cromosomica, ovvero una
forma di instabilità genetica che determina una segregazione
difettosa di cromosomi durante la duplicazione cellulare
(mitosi) è uno dei segni distintivi dei PDAC. Fino ad oggi i
dati disponibili sui meccanismi che causano l'instabilità dei
cromosomi e la loro rilevanza clinica non erano completamente
noti.
Ebbene, attraverso il sequenziamento dell'RNA di un
considerevole numero di pazienti affetti da PDAC, i ricercatori,
hanno mostrato che "alcuni geni (CEP250 e CEP170) che
costituiscono il sistema di coesione del centrosoma, erano
espressi ad alti livelli e, pertanto, correlati con la prognosi.
Utilizzando tecniche di microscopia avanzata sui tessuti, i
ricercatori hanno osservato che il segnale che induce le cellule
tumorali danneggiate a mantenere unito un numero eccessivo di
centrosomi era dovuto ad aberrazioni nella proteina CEP250". Gli
autori hanno osservato che i pazienti con aumentata espressione
di tale proteina avevano una sopravvivenza "libera da malattia e
una sopravvivenza globale più breve e quasi nessuno di loro dopo
aver ricevuto un trattamento di prima linea, otteneva una
soddisfacente risposta clinica". Al contrario una ridotta
espressione di CEP250 era associata ad una sopravvivenza
maggiore a lungo termine e quindi a una migliore prognosi,
verosimilmente per l'adeguata responsività al trattamento
medico.
Soddisfazione è stata espressa dal Superiore dell'Ospedale
Fatebenefratelli di Benevento fra Lorenzo Antonio Gamos, dalla
direzione Sanitaria ed Amministrativa, per aver visto in prima
linea nel campo della ricerca, ancora una volta, Nicola R. Forte
e il suo team di collaboratori.
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