Numeri però ancora lontani dalla media europea degli ultimi 5 anni, che è 82 euro per abitante.
La qualità del servizio è migliorata, ma permane
un profondo divario in termini di capacità di investimento tra
le gestioni industriali e quelle comunali "in economia", diffuse
soprattutto al Meridione. È questo il quadro che emerge dal
nuovo Blue Book - la monografia completa dei dati del Servizio
idrico integrato - promosso da Utilitalia. I principali dati
sono stati anticipati oggi, alla vigilia della Giornata Mondiale
dell'Acqua.
Obiettivo prioritario degli investimenti è il contenimento
delle perdite idriche (22%); seguono il miglioramento della
qualità dell'acqua depurata (18% del totale) e gli investimenti
nelle condotte fognarie (14%).
La stima degli investimenti realizzati dai gestori
industriali nel 2021 per il Centro Italia è pari a 75 euro
l'anno per abitante, seguito dal Nord-Est (56 euro) e dal
Nord-Ovest (53 euro). Decisamente più bassa la stima per il Sud,
pari a 32 euro l'anno per abitante. Ancora bassissimi i dati
relativi alle gestioni "in economia", dove gli enti locali si
occupano direttamente del servizio idrico: qui gli investimenti
medi annui si attestano a 8 euro. Dei 1.519 Comuni in cui la
gestione di almeno uno dei servizi è "in economia", il 79% si
trova al Sud, per una popolazione interessata pari a circa 7,7
milioni di persone.
Si sono ridotte le perdite di rete, da circa il 44% del 2016
al 41% del 2021. Ma nelle regioni del Sud sono circa il 47%,
contro il 31% del Nord-Ovest. La frequenza degli
sversamenti/allagamenti in fognatura è calata dai 12 eventi
l'anno ogni 100 km di rete del 2016 ai 5 del 2021. Ma il numero
di interruzioni del servizio nel Meridione è di due ordini di
grandezza superiore rispetto al Settentrione.
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