Non è stata l'India a imporre il termine "riduzione" (phase down) per le centrali a carbone e i sussidi alle fonti fossili nel documento finale della Cop26 di Glasgow, facendo saltare la "eliminazione" (phase out) prevista nelle prime bozze. Il termine più blando "riduzione" è stato introdotto dopo un negoziato fra Usa, Cina, India, Ue e la presidenza britannica, perché era quello già usato nell'accordo di alcuni giorni prima fra Cina e Stati Uniti sull'azione climatica. Lo sostengono alcuni negoziatori della delegazione indiana a Glasgow, sentiti dal quotidiano indiano Hindustan Times.
Secondo la loro ricostruzione, il termine phase out (eliminare) riferito alle centrali a carbone e ai sussidi alle fonti fossili, era stato raccomandato dai piccoli stati insulari, raccolti nella coalizione Aosis. Gli indiani non erano d'accordo col "phase out" dei sussidi alle fonti fossili: nel loro paese queste sono a favore soprattutto della popolazione più povera, e New Delhi voleva salvaguardare questa forma di sostegno sociale.
Ma il passaggio da "eliminare" a "ridurre", per i negoziatori indiani "è maturato a seguito di discussioni fra il presidente britannico Alok Sharma, gli Stati Uniti (con l'inviato per clima John Kerry), la Cina (con l'inviato per il clima Xie Zhenhua), l'India (col ministro dell'Ambiente Bhupender Yadav) e la Ue (col vicepresidente della commissione Frans Timmermans). La presidenza poi ha chiesto al ministro indiano di leggere il testo di compromesso. Ma Yadav ha detto chiaramente nel suo intervento che quella non era la posizione dell'India soltanto, ma era concordata con la presidenza e gli altri soggetti interessati".