Pressing di Bruxelles sull'Italia sul fronte del programma nazionale sulla gestione di rifiuti e scorie radioattive: l'Italia l'ha inviato alla Commissione europea a febbraio 2016 - in ritardo rispetto alla scadenza fissata per l'agosto 2015 - e il testo ha sollevato dei dubbi da parte dell'esecutivo comunitario, che ha deciso quindi l'apertura di una procedura d'infrazione. Il piano italiano, secondo quanto si apprende, dovrebbe essere sottoposto a breve ad una consultazione pubblica e alla 'valutazione ambientale strategica', come previsto dalle regole Ue. L'obbligo di presentare alla Commissione europea il programma nazionale deriva da una direttiva del 2011, che ha come scopo una gestione sicura e responsabile del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi.
Bratti (Ecomafie), infrazione Ue era annunciata
Il presidente della commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Alessandro Bratti, ricorda che "come commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti avevamo più volte denunciato i gravi ritardi accumulati dal nostro Paese nel percorso di gestione delle scorie radioattive. Sia nel convegno organizzato lo scorso 16 febbraio alla Camera in cui mettevamo a confronto le esperienze di italia, Francia e Spagna sulla gestione dei rifiuti radioattivi, sia durante la discussione nell'aula di Palazzo Madama della relazione della Commissione Bicamerale sui rifiuti nucleari avevamo segnalato di essere a rischio infrazione". I ritardi, prosegue Bratti, "sono la costante di tutti quelli che sono gli obblighi che abbiamo come Paese per l'individuazione del deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e della loro messa in sicurezza. Come è noto la pubblicazione della mappa con i possibili siti per il deposito avrebbe dovuto essere pubblicata alla fine di questa estate ma, ad oggi, si attende ancora il nulla osta per la sua pubblicazione da parte del ministero dell'Ambiente e dello Sviluppo economico. Solo dopo potrà iniziare l'iter che dovrebbe portare, nel giro di otto anni, alla realizzazione del deposito. Senza dimenticare - conclude Bratti - le criticità dovute alla mancata partenza dell’Isin, l’ispettorato nucleare previsto dal governo, e nella gestione della Sogin, la società pubblica incaricata per il decommissioning del nucleare italiano".
M5S: "Italia in mora per mala gestione scorie radioattive, a pagare sono cittadini"
"Il governo Renzi avrebbe dovuto pubblicare la mappa delle aree potenzialmente idonee per la costruzione del deposito nazionale delle scorie nucleari (CNAPI) e inviarla a Bruxelles già lo scorso agosto ma solo a febbraio se ne è palesata una traccia. Che a quanto pare non sia neanche piaciuta alla direzione generale Energia della Commissione Europea. Il ritardo, infatti, non è l’unico aspetto per cui Bruxelles ha messo in mora il nostro Paese: la Commissione nutrirebbe serie perplessità sul testo. Testo che ad oggi, è bene ricordarlo, non è stato ancora reso pubblico" afferma Mirko Busto, deputato 5 Stelle membro della commissione Ambiente. "Il Programma, a quanto pare, è custodito gelosamente nel cassetto dal Ministro dell’Ambiente e, anche se da tempo chiediamo come Movimento 5 Stelle che si faccia luce sulla questione, qualcosa mi dice che non se ne parlerà fino a dopo il voto delle amministrative di giugno, se non oltre - dichiara Busto -. Di certo questo governo non vuole rischiare di perdere voti e consensi nelle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dove confluirebbero tutti i rifiuti radioattivi del nostro Paese. E allora, alla faccia dell'Unione Europea, della salute e delle tasche dei cittadini, meglio continuare a temporeggiare. Del resto sono passati solo 30 anni dal referendum che ha sancito la volontà per la maggioranza degli italiani (circa l'80% del 65% recatosi alle urne) di vivere in un Paese senza nucleare e dal disastro di Chernobyl che ancora incombe tragicamente sulle teste di tutti noie che pagheranno caro anche le future generazioni". "Di questo passo - continua Busto - la Cnapi resterà congelata per sempre mentre le scorie radioattive continueranno ad essere (in)custodite in siti provvisori e per nulla sicuri, con situazioni davvero eclatanti e pericolose. Oltre al danno, la beffa. I cittadini continuano, infatti, a pagare queste mancanze nelle bollette. Per la gestione della partita scorie gli italiani pagano cifre che si aggirano attorno ai 320 milioni di euro annui e che sono in continua crescita. A questi si aggiungono i miliardi spesi per il piano di decommissioning e altri soldi, che presto si dovrà sborsare, per pagare le multe targate Ue. Ma di tutto questo - conclude Busto - molto probabilmente al nostro governo non interessa. Meglio rimandare, finché si può, finché c'è chi paga, finché l'ennesima catastrofe annunciata non si riverserà sul nostro Paese".