L'Associazione Vittime del Dovere
intende sollecitare la magistratura a vagliare la liceità delle
dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da ex terroristi "in
ordine ai gravissimi fatti di sangue che hanno caratterizzato un
periodo storico molto doloroso del nostro Paese". "Nelle ultime
settimane - afferma l'Associazione - abbiamo assistito
all'impensabile riproporsi di dichiarazione, verbali e scritte,
che impongono un intervento immediato della magistratura".
Il primo vede coinvolta, ancora una volta, Barbara Balzerani,
ex brigatista mai pentita, che, il 20 giugno scorso a Roma,
durante la presentazione del suo ultimo libro, "ha dimostrato di
perseverare nella sua opera di giustificazione ed esaltazione
della lotta armata, spalleggiata dall'amico Nunzio D'Erme.
Entrambi hanno improvvisato un duetto tanto imbarazzante quanto
disgustoso poiché ammiccavano compiaciuti al piacere provato nel
perpetrare gesti omicidi". In particolare la Balzerani ha
dichiarato: "Siccome non possiamo pensare di non avere ragione o
di essere sfortunati sulle ragioni di questa sconfitta, che
fanno male le sconfitte, ma dalla sconfitta ci si può
incamminare verso una possibile ripresa... Se rinunci all'idea
del conflitto non c'è manco storia, non c'è niente. C'è il
deserto totale perché la storia la fa il conflitto".
Nunzio d'Erme invece si è detto onorato di essere riunito ai
propri compagni e compagne, che temeva di non rivedere più a
seguito della carcerazione, e ha continuato sostenendo: "Lei (la
Balzerani, ndr) ha vissuto la parte più bella, ma dopo l'ha
pagata tutta, ti sei pure divertita, ma poi la paghi, perché
arriva il conto", mentre, con riguardo alla giovane età del
commando di Via Fani, ha precisato: "Forse il più grosso che ha
fatto Moro c'aveva 32-33 anni, immaginatevi voi, il livello più
alto dell'organizzazione rivoluzionaria che ha fatto cag...
sotto il capitalismo italiano ed europeo aveva 33 anni". Infine
ha concluso D'Erme: "Cioè noi dovemo ritornà(re) alle origini,
anche il tipo di società, non é che basta socializzà(re),
nazionalizzà(re), i mezzi di produzione e conquistà(re) il
potere politico e amo (abbiamo) risolto. Tutto il lavoro che se
sta affà (si sta facendo) anche contro il Decreto Sicurezza é
perché punta esattamente a ridurre ai minimi termini tutti quei
soggetti sociali che oggi potrebbero ripartire ed essere il
volano di una nuova fase, una nuova epoca".
Purtroppo è solo un episodio di una lunga serie, che vede il
picco il 16 marzo 2018 quando nell'anniversario della strage di
via Fani e del rapimento di Aldo Moro, la Balzerani ha avuto la
sfrontatezza di sostenere che "fare la vittima è diventato un
mestiere" (...) "c'è una figura, la vittima, che è diventato un
mestiere, questa figura stramba per cui la vittima ha il
monopolio della parola. Io non dico che non abbiano diritto a
dire la loro, figuriamoci. Ma non ce l'hai solo te il diritto,
non è che la storia la puoi fare solo te".
Ultimo esempio riguarda l'ex terrorista Enrico Galmozzi, che,
commentando su Facebook la notizia su una busta con proiettile
indirizzata al ministro dell'Interno Matteo Salvini, ha ritenuto
di precisare, dopo una serie di improperi e minacce. che "una
volta invece di spedirli li consegnavamo di persona...".
"Certe esternazioni lasciano sbigottiti in primo luogo perché
provengono da ex terroristi riconosciuti colpevoli e condannati
e che, previa rieducazione, dovrebbero essere reinseriti nella
società", commenta l'Associazione Vittime del Dovere, secondo
cui tali dichiarazioni, "i cui profili di rilevanza penale
appaiono evidenti, provengano da soggetti che assurdamente si
ritengono liberi di istigare un ritorno alla lotta armata e di
insultare e minacciare un ministro della Repubblica".
L'Associazione esprime anche "vicinanza e solidarietà" al
Ministro Salvini, "oggetto di queste pesanti intimidazioni".
"Agiremo attraverso formali denunce", spiega la presidente
dell'Associazione, Emanuela Piantadosi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA