E' all'83,5% il tasso di
occupazione dei dottori di ricerca del 2016 intervistati un anno
dopo il conseguimento del titolo (il 24,6% lavora nella ricerca
con borsa o assegno), il 49,8% degli occupati è stato impegnato
all'estero, la retribuzione mensile netta è circa 1.600 euro. Il
dato supera il 73,9% dei laureati magistrali biennali del 2016
ed è in linea, invece, con la quota di occupati tra i laureati
magistrali biennali del 2014 tre anni dopo il titolo, che hanno
toccato quota 85,6%. Oltre la metà sono donne, ma a fronte del
59,5% delle laureate di secondo livello nel 2017, le donne che
scelgono un dottorato di ricerca scendono a quota 52,1%.
Sono i risultati delle indagini di AlmaLaurea sul Profilo e
sulla Condizione occupazionale dei dottori di ricerca sulle
performance formative di oltre 4.000 dottori di ricerca del 2017
di 20 Atenei aderenti al Consorzio e su quelle lavorative di
quasi 4.400 dottori di ricerca del 2016 di 27 Atenei (in questo
caso il 44,9% dei dottori di ricerca delle Università italiane).
Oltre la metà dei dottori di ricerca risulta occupato nel
pubblico, il 39,6% nel privato, il restante 4,1% nel settore
no-profit. L'84,5% è nell'ambito dei servizi, in particolare
Istruzione e ricerca, l'11,4% nell'industria e l'1,4% in
agricoltura. Comunque, il 55,6% è impegnato in una professione
intellettuale, scientifica e di elevata specializzazione.
Il 69,5% di chi ha vissuto un'esperienza all'estero (che per
uno su tre è durata oltre 6 mesi) ha scelto come meta Regno
Unito (14,4%), Germania (11,9%) e Francia (11,5%), mentre tra
gli extra-Ue gli Usa (16,0%) sono il Paese più attrattivo.
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