Nel quadriennio 2014-2017 sono stati
più di 90 mila i beni antiquariali, archivistici e librari
recuperati e oltre 130 mila i reperti archeologici sequestrati,
per un valore complessivo di circa 270 milioni di euro. E'
quanto emerge dalla Relazione finale della Commissione
parlamentare antimafia presieduta dall'ex parlamentare Rosy
Bindi che domani, a Palermo, presenterà le novità
sull'inchiesta, condotta dalla Commissione, sul furto della
Natività di Caravaggio, rubata a Palermo nella notte tra il 17 e
il 18 ottobre 1969. "Le attività d'indagine più recenti - spiega
l'Antimafia nel documento di fine legislatura - dimostrano che
la destinazione finale dei beni culturali sottratti è sempre più
canalizzata, per le opere di notevole rilevanza
storico-artistica, verso i mercati di altri Paesi, anche
economicamente più forti, e che la presenza di cointeressenze
economiche con esponenti di spicco di consorterie criminali
anche di stampo mafioso è una effettiva realtà". L'Antimafia
rileva come anche la contraffazione delle opere d'arte
rappresenta un fenomeno che può attrarre la criminalità, anche
di tipo mafioso. L'analisi statistica ha permesso di constatare
la crescente rilevanza di questo fenomeno: il numero di opere
false sequestrate, nello scorso anno, è stato di 43.853 per un
valore economico stimato in oltre 218 milioni di euro, a fronte
dei 57 milioni di euro riferito all'anno 2016. Tra i beni
sequestrati, 43.814 sono opere di arte contemporanea che permane
l'ambito di maggiore interesse. L'orizzonte operativo deve tener
conto, a parere dell'Antimafia, anche dello scenario
internazionale relativo alle aree di crisi "nelle quali è
presente una continua attività di saccheggio di reperti
archeologici che, transitando nei mercati esteri, contribuisce a
finanziare indirettamente il terrorismo internazionale e ad
alimentare le possibilità, per le organizzazioni criminali, di
attingere ad importanti 'serbatoi' di opere da immettere negli
scambi commerciali". Una criticità rilevata dalla Commissione
presieduta da Bindi nella passata legislatura è che "il
principale strumento normativo alla base delle investigazioni,
quasi esclusivamente svolte dal Comando dei Carabinieri per la
tutela del patrimonio culturale, è rappresentato dal Codice dei
beni culturali e del paesaggio". Ma il limitato vigore
sanzionatorio della legislazione speciale "la rende meno
incisiva rispetto alle norme del codice penale che,
paradossalmente, meglio si adattano allo sviluppo delle indagini
sul patrimonio culturale". Per un più efficace contrasto al
traffico nazionale e internazionale di beni culturali - osserva
Bindi nella Relazione - occorre quindi dotare la magistratura e
le forze di polizia, in particolare i reparti di polizia
specializzati, di strumenti adeguati. L'Antimafia auspica
l'esame di un disegno di legge in materia da parte del nuovo
Parlamento "a beneficio del lavoro dell'autorità giudiziaria e
dei reparti di polizia per contrastare un fenomeno che è sempre
più transnazionale".
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