Perchè le donne italiane si sottostimano? Il 75% delle donne e ragazze italiane dichiara di avere una media o bassa autostima, facendo posizionare l’Italia penultima nella classifica dei Paesi coinvolti nella ricerca, in cui fa peggio solo il Giappone, secondo una ricerca promossa da Dove e realizzata con Edelman Intelligence in 17 paesi europei ed extraeuropei. 8 donne su 10 evitano di partecipare ad eventi pubblici per paura di non apparire perfette e l’80% di donne e ragazze con una bassa considerazione del loro corpo non effettua i controlli clinici di routine, mettendo a rischio la propria salute. L'autostima è elemento fondamentale del benessere psico-sociale della persona, come valore alla base di relazioni positive con la propria immagine. Il progetto, che è riuscito a raggiungere oltre 35 milioni di giovani in 140 Paesi del mondo, ed è stato presentato tra l'altro all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e in alcuni Paesi, come Stati Uniti, Canada e Francia è stato inserito all’interno dei programmi scolastici ministeriali, arriva in Italia come programma formativo integrato, con workshop realizzati in collaborazione con l’associazione Fondo Scuola Italia e con materiali a supporto sia delle scuole che delle famiglie.
La situazione italiana è una delle peggiori tra gli stati coinvolti nello studio, ma da cosa nasce questa mancanza di autostima?
Tra le cause più rilevanti evidenziate c’è sicuramente una pressione sociale sempre maggiore verso ideali irrealizzabili di perfezione: in Italia il 49% delle ragazze sostiene di avvertire la pressione di dover essere sempre bella e più della metà di donne e ragazze pensa addirittura di non poter mai sbagliare o dimostrare debolezza; 2 donne su 3 inoltre sentono il peso e la pressione di dover raggiungere tutti i propri obiettivi (“Essere e fare tutto”).
In questo senso anche i media hanno una grande responsabilità nel veicolare un’immagine della donna e un ideale di bellezza reali e che possano essere sentiti vicini dalle persone comuni. Emerge infatti che, nonostante 7 ragazze e 8 donne su 10 siano consapevoli delle alterazioni delle immagini spesso presenti sui media, il confronto con questi modelli genera una forte pressione sul proprio modo di essere che incide sull’insoddisfazione generale della propria vita.
L'adolescenza in questo senso è un'età delicata: dai 14 ai 17 anni c’è un calo di 16 punti percentuali (dal 21% in età compresa tra i 10 e i 13 anni al 9%).
La prospettiva cambia completamente quando la persona ha un alto livello di autostima, convivendo bene con il proprio corpo e abbracciando la propria unicità.
Quando infatti una donna ha una percezione positiva di sé e della propria immagine, nell’83% dei casi si sente positiva nei confronti della vita (contro il 63% delle donne con bassa autostima) ed nel 78% si apprezza di più (contro il 63% delle donne con bassa autostima).
La ricerca fa luce anche sul modo delle donne e delle ragazze di vedere le rappresentanti dello stesso sesso. Il 71% delle donne ed il 63% delle ragazze pensano che le donne non sappiano davvero quanto siano realmente belle e l’81% delle ragazze e l’87% delle donne crede che essere uniche sia più importante che allinearsi all’immagine delle altre persone.
Andrea Bocchiola, psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana spiega come “l’autostima sia il nome, conosciuto al grande pubblico, di questioni che interrogano profondamente i legami familiari, la trasmissione e la costruzione dell’identità di genere, arrivando fino al punto di danneggiare la capacità di prendersi cura di sé della donna e di porsi come soggetto politico, protagonista della propria vita. Di fronte a tutto questo la pressione mediatica, quando alimenta ideali irrealistici di bellezza, ha significato ed efficacia solo nella misura in cui tocca nervi già scoperti nello sviluppo adolescente, ma al contrario può fare molto quando si esercita nel fornire alle giovani donna una visione realistica e non artefatta del femminile”.
"La capacità di apprezzare la propria bellezza, a prescindere dai canoni che ogni giorno ci vengono comunicati e che diventano un riferimento per molti, si fonda sullo sviluppo, sin da bambini, dell’autostima. Per questo motivo abbiamo deciso di focalizzare i nostri investimenti su programmi finalizzati al rafforzamento dell’autostima soprattutto nei più giovani- spiega Ugo De Giovanni, Direttore Marketing Home e Beauty&Personal Care di Unilever Italia – Come azienda e come brand che raggiunge milioni di persone, crediamo di avere la responsabilità di contribuire alla creazione di un diverso ideale di donna in tutti i contesti, familiare, sociale, lavorativo”. Sulla base delle evidenze emerse dalla ricerca, all’interno del progetto “Dove Progetto Autostima” è stato sviluppato il primo programma formativo integrato, perché pensato sia per la scuola che per la famiglia, che rappresentano i due più importanti interlocutori per i bambini e i ragazzi.
Grazie al contributo di Fondo Scuola Italia e dei suoi formatori, nelle scuole aderenti d’Italia saranno organizzati dei workshop per gli insegnanti e delle lezioni tenute dai docenti stessi, per educare bambini e ragazzi a costruire una relazione positiva con il proprio corpo, con la propria identità e con gli altri. A disposizione di insegnanti e genitori, ci sarà il materiale educativo sviluppato insieme ad esperti del Center for Appearance research dell’Università di Bristol. I formatori di Fondo Scuola, Roberta Barzagli ed Emanuele Breveglieri, coinvolti nei primi workshop hanno così commentato l’attività: “I bambini hanno accolto i workshop con entusiasmo ed intelligenza; abbiamo lavorato sulla percezione che hanno di sé e della propria immagine e sui modelli che prendono come riferimento. È importante renderli consapevoli ed educarli ad un giudizio critico di loro stessi e di ciò che li circonda, insegnando a distinguere il vero dal falso e ad apprezzare la loro unicità”.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA