Il corpo e il paesaggio. Un rapporto
che muta, con il tempo e la cultura. E dopo un lockdown che ci
ha fisicamente tenuto lontano dai grandi spazi aperti? Più in
generale, nell'Antropocene, come si evolve questo rapporto? È il
tema della 17/a edizione delle Giornate internazionali di studio
del paesaggio, organizzate dalla Fondazione Benetton Studi
Ricerche, per la prima volta on line, il 18-19 e il 25-26/2
(partecipazione libera, info www.fbsr.it). Quattro pomeriggi con
esperti di discipline diverse, che avranno poi una coda con
altri appuntamenti nei mesi successivi.
"Dopo aver affrontato, nelle passate edizioni, temi come il
suolo, gli animali, i prati - racconta all'ANSA Luigi Latini,
coordinatore delle Giornate insieme a Simonetta Zanon - ci è
venuto il desiderio di capire come ci hanno cambiato questi mesi
di lontananza dal mondo, che intanto invece continuava a
crescere autonomamente. Rinchiusi nelle nostre case, abbiamo
riscoperto occupazioni come la cura di un giardino o di un
balcone, che prima vedevamo solo come merce. Il mondo del
paesaggio - prosegue - dal punto di vista di chi ci lavora,
implica la vicinanza. Nella cultura italiana invece il tema è
spesso affrontato sul piano intellettuale, considerato
appannaggio di pochi e riferito a temi come la salvaguardia o la
protezione sociale. La cura del giardino pubblico, ad esempio,
appartiene ad altri, non è un fatto 'mio'. Non si sente la
responsabilità personale o un'adesione corporea. In questo siamo
molto differenti dai Paesi nord-europei".
Nelle Giornate si cercherà quindi di raccontare le diverse
declinazione del rapporto corpo-paesaggio. La prima, il 18/2, è
focalizzata sul tema Nell'immaginario, con interventi di Marc
Treib, professore emerito di architettura a Berkeley, l'artista
Massimo Bartolini, il regista Matteo Frittelli e il curatore
Nicolas Vamvouklis.
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