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L'Orto dei frutti dimenticati di Tonino Guerra a Pennabilli è il parco pubblico più bello

L'Orto dei frutti dimenticati di Tonino Guerra a Pennabilli è il parco pubblico più bello

Il Giardino delle Meraviglie di Paolo e Giovanna Portoghesi a Calcata vince come parco privato

20 settembre 2023, 18:24

Redazione ANSA

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L 'Orto dei frutti dimenticati di Tonino Guerra a Pennabilli - da Il parco più bello - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'Orto dei frutti dimenticati di Tonino Guerra a Pennabilli - da Il parco più bello - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'Orto dei frutti dimenticati di Tonino Guerra a Pennabilli - da Il parco più bello - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Giardino delle Meraviglie di Paolo e Giovanna Portoghesi a Calcata e L'Orto dei frutti dimenticati di Tonino Guerra a Pennabilli: queste le due mete esclusive di prestigio e bellezza selezionate dal Comitato scientifico composto da Vincenzo Cazzato (presidente), Margherita Azzi Visentini, Alberta Campitelli, Ines Romitti, Marcello Fagiolo e Luigi Zangheri sono vincitori, nella categoria parchi pubblici e categoria parchi privati, della XIX edizione del concorso promosso dal network ilparcopiubello.it, che premia i parchi ed i giardini visitabili più belli del nostro paese.
I giardini selezionati sono stati scelti tra più di mille aderenti al network dei parchi e giardini più belli d'Italia censiti nella guida online ilparcopiubello.it, che ogni giorno fornisce ai visitatori le indicazioni sui percorsi di visita, orari di apertura, un fitto calendario di eventi ed attività da vivere tutto l'anno.

Il Giardino delle Meraviglie di Paolo e Giovanna Portoghesi a Calcata (Viterbo)

“Per la prima volta nella nostra vita il giardino ci dette modo di essere contemporaneamente architetti e committenti non solo di arredi interni, ma di qualcosa di costruito…. Costruire artificialmente uno spazio sottratto all’infinità della pura estensione vuol dire vincere quella paura e cercare di vincere una confidenza, una promiscuità con il luogo prescelto e il suo Genio”.

Il Giardino è stato costituito come un messaggio profetico di Architettura e Natura, di Bellezza e Sapienza, di Storia e Antropologia, di Poesia e Filosofia, di Critica e di Psicologia del Profondo. Paolo e Giovanna Portoghesi, dopo avere trasportato nella loro proprietà i giganti della Natura, gli Olivi colossali, costruiscono intorno a loro la natura artificiale del Giardino di Calcata. Gli Olivi pluricentenari Ulisse, Michelangelo, Borromini, Moore, Rodin, Brancusi dominano lo spiazzo presso la piscina e il Tempietto circolare, centro simbolico del giardino. Il Giardino è concepito come una Sonata in tre tempi: in basso, la scatola sonora tra le pareti in cui si apre la Biblioteca dell’Angelo; al centro la scala teatro coi cedri; in alto il “Temenos o Radura del silenzio”. Il buen retiro dei coniugi architetti si è integrato nel tempo con la fattoria degli animali, l’Arca voluta dalla passione di Giovanna per ospitare gli animali salvati dal diluvio. L’allegorica società degli animali di Orwell rivive nella popolazione dei Maiali, dei Cavalli, degli Asini… E poi la Fattoria si estende a molteplici altri animali della Terra, dell’Acqua e dell’Aria. “Verso sera” ha scritto Paolo “si possono vedere gli uccelli vivere ‘in società’, incontrarsi, convergere, cercarsi tra loro e cantare ora l’uno ora l’altro producendo imprevedibili armonie e dissonanze, accompagnati dal fruscio delle foglie e dalla voce aspra del vento”. Il parco di Calcata, come la villa tiburtina di Adriano, riesce ad assemblare sogni e giardini di ogni tempo: dagli Alberi dell’Eden ai Mostri di Bomarzo, dai Giardini pensili di Semiramide ai giardini arabi di Granada, dal Cortile del Belvedere in Vaticano a Villa d’Este a Tivoli e ai giardini non lontani di Caprarola e Bagnaia. Se costruire è un “fare abitare”, gli autori, trasformando dei fienili in una casa e dei lotti di terreno in un giardino, abitato anche da animali, hanno realizzato la loro vocazione di architetti modellando la spazio della vita in funzione di una nuova alleanza tra l’uomo e la terra senza la quale la città e la terra stessa potrebbero perdere il dono, insostituibile, della abitabilità

L'Orto dei frutti dimenticati di Tonino Guerra a Pennabilli (Rimini)

Ho pensato che fosse necessario un museo dei sapori, per non dimenticare il gusto di quelle piante che stavano addosso alle vecchie case contadine e che oggi sono scomparse, come il biricoccolo o l’azzeruolo. L’Orto dei frutti dimenticati è un piccolo museo dei sapori per farci toccare il passato”.

Su un terreno un tempo dei frati missionari l’Orto dei frutti dimenticati, ideato nel 1990 e definito da Tonino Guerra il “Museo dei sapori”, accoglie piante da frutto che appartengono alla flora spontanea appenninica, una volta coltivate negli orti di casa. Tra gli alberi da frutto sono state raccolte, per preservarle dall’oblio e dall’estinzione, varie specie antiche di mele, la pera cotogna, la corniola, il giuggiolo, l’uva spina e il biricoccolo, il sorbo, il nespolo, il ribes, le more e i mirtilli. Si trovano inoltre il “Gelso della pace”, simbolo di grande valore, piantato dal XIV Dalai Lama nel 1994 e alcune installazioni artistiche tra cui la Cappella di Tarkovskij, la Meridiana dell’incontro, l’Arco delle parole e nell’antico lavatoio, dove un tempo andavano le donne del paese, dodici targhe in ceramica con le “Parole dei mesi”. Uno spazio magico e fantastico, racchiuso tra la parete scoscesa della Rupe e la Valle del torrente Messa, che induce ad un viaggio nella memoria, nell’arte e nelle tradizioni contadine del luogo. All’Orto dei frutti dimenticati si affiancano sette “Luoghi dell’anima”, il “Museo diffuso” a testimonianza della storia del territorio nel tessuto storico di Pennabilli e in parte nella Valmarecchia, spazi sociali come invenzioni poetiche che sollecitano l’anima e la fantasia. Tra questi, opere di Tonino Guerra e di artisti contemporanei, la Strada delle Meridiane, il Rifugio delle Madonne abbandonate, l’Angelo coi baffi, il Santuario dei pensieri, il Giardino pietrificato e le Parole sui muri, che mettono in luce e affrontano temi poetici e introspettivi, sociali e ambientali, attuali e improrogabili, quale monito per la salvaguardia del paesaggio, della cultura e della biodiversità.

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