I tatuaggi di Marco Manzo entrano
alla 16/a Biennale di Architettura come installazione ambientale
che abbraccia lampade, strutture architettoniche, oggetti di
design, laddove il tatuaggio applicato a materia dure come
bronzo e alluminio, persino alle ossa umane di lastre vere
disegnate dai tattoo, coincide con la volontà dell'artista di
eternare il segno dell'effimero epidermico all'imperituro della
materia resistente. Il Padiglione Guatemala delle Biennale
ospita le opere dell'artista Marco Manzo, il cui nome viene
principalmente associato al tatuaggio, fino al 25 novembre, in
un'installazione a cura di Daniele Radini Tedeschi e Stefania
Pieralice. Il titolo è Stigma ossia il Segno.
Marco Manzo, romano, classe 1968, è già conosciuto
nell'ambiente per aver favorito legami tra il tatuaggio e l'alta
moda, la scultura, i motori, l'architettura e il design. Nel
mondo del tatuaggio, settore di cui è il principale esponente
dello stile ornamentale. I suoi tatuaggi sono stati entrati per
la prima volta nei musei, al Maxxi e al Macro di Roma, come
'espressione d'arte contemporanea ed alta moda'. Inoltre ha
preso parte alla mostra Tattoo Forever, non solo in veste di
artista, ma anche di curatore oltre ad aver avuto il contributo
di Achille Bonito Oliva. Le opere di Manzo sono entrate al Moma
ed al Gagosian Museum di New York. Ha vinto 70 premi nazionali e
internazionali.
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