Dolce & Gabbana sempre più nella bufera: i prodotti della griffe italiana sono spariti dalle piattaforme di e-commerce già dalla tarda serata del 21 novembre, secondo jinronghu.com. Il boicottaggio è sui tre colossi del settore cinesi Tmall, JD.com e Suning, quelli cross-border NetEase Kaola e Ymatou, e compagnie del luxury e-commerce come Secoo e Vip.com, e Yhd.com. Su Weibo, il Twitter locale, D&G è tra i primi 4 dei principali 5 trending topic, dopo le polemiche sui video "razzisti e sessisti" e ulteriori commenti su Instagram.
"Non è una domanda diplomatica e non lascerò che diventi una domanda diplomatica": è la replica del portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang, a un commento alle polemiche contro Dolce & Gabbana per campagna pubblicitaria e commenti ritenuti offensivi dagli internauti del Dragone. "Dovreste chiedere alle persone comuni come si pongono rispetto a questa domanda", ha aggiunto in conferenza stampa.
Mercoledì 21 novembre è saltata la sfilata-evento all'Expo Centre di Shanghai, dopo le polemiche sulla campagna social nel mirino degli internauti cinesi per razzismo e sessismo: come trend topic, la vicenda ha avuto in serata oltre 120 milioni di "letture" su Weibo, Twitter locale, incluse le critiche di Zhang Ziyi, star di "Memorie di una Geisha".
Lo scenario economico
Un recente studio della società di consulenza Bain, riportato dalla AP, ha rivelato che un terzo di tutti gli acquisti di fascia alta sono fatti da cinesi consumatori, acquisti sia in patria che all'estero. E che è prevista una crescita del 46% entro il 2025, alimentata soprattutto da millennial e generazione Z adolescenti. Dolce & Gabbana ha 44 boutique in Cina, di cui quattro in Shanghai, essendo entrato nel mercato cinese di Hangzhou nel 2005.
Gli effetti della vicenda sono molto pesanti: Dolce & Gabbana e' al bando sulle piattaforme di e-commerce.
Yoox Net-a-Porter, inoltre, ha sospeso le vendite sui suoi siti in Cina. Uno sbarramento completo che mette a rischio, hanno fatto notare i netizen, i conti della casa di moda. Secondo i dati finanziari rilasciati a settembre, i ricavi sono scesi a 1,290 miliardi di euro nell'anno fiscale al 31 marzo contro gli 1,296 miliardi dei 12 mesi prima. Se l'Italia conta per il 24% delle vendite totali, altre parti d'Europa, delle Americhe, Giappone e Cina e altre regioni pesano, rispettivamente, per il 27, il 13, il 6 e il 30 per cento.
Leggi la storia della polemica
"Ciò che è accaduto oggi è davvero spiacevole, non solo per noi, ma per tutti coloro che hanno lavorato notte e giorno per dar vita a questo progetto": così Domenico Dolce e Stefano Gabbana commentano l'annullamento della loro sfilata in Cina. "Il nostro sogno - scrivono - era quello di realizzare a Shanghai un evento che fosse un tributo alla Cina, che raccontasse la nostra storia e la nostra visione".
UNO DEGLI SPOT INCRIMINATI
Il caso ha avuto inizio sabato col rilascio su Weibo dei tre video promozionali: una giovane donna cinese mangia piatti della cucina italiana (pizza, spaghetti e cannolo) con le tradizionali bacchette e una voce maschile fuori campo, di fronte ai suoi tentativi impacciati, dà consigli su cosa e come fare giocando su doppi sensi e altro. Nel mirino le scelte fatte, a partire dalla modella: occhi piccoli e sorriso naif hanno rinfocolato l'accusa dell'uso stereotipato per comunicare e parlare di e ai cinesi.
Un caso di razzismo, per molti, con il salto nel sessismo al momento in cui la donna tenta di mangiare il cannolo. "E' troppo grande per te?", chiede maliziosamente la voce maschile.
Tra le celebrità che hanno confermato che avrebbero disertato la sfilata-evento le attrici Zhang Ziyi ("Memorie di una Geisha") e Li Bingbing, e l'attore Chen Kun, ha riferito il China Daily. Mentre sull'account Twitter del Quotidiano del Popolo, la "voce" del Pcc, è stato rilanciato addirittura lo stop all'iniziativa.
D&G ("Dujiabanna", nella pronuncia cinese) ha lamentato una azione di pirati informatici a causa della comparsa di alcuni messaggi sull'account di Stefano Gabbana, (che ha denunciato un hackeraggio) secondo cui la Cina era definita "una mafia maleodorante, sporca e ignorante".
'Il mio account Instagram è stato violato. Il mio ufficio legale sta lavorando su questo. Amo la Cina e la cultura cinese. Mi dispiace tanto per quello che è successo'. "Il nostro account Instagram è stato hackerato. E anche l'account di Stefano Gabbana. Il nostro ufficio legale sta indagando con urgenza. Siamo molto dispiaciuti per qualsiasi sofferenza causata da questi post non autorizzati. Non abbiamo altro che rispetto per la Cina e per il popolo cinese", si legge sull'account Weibo di D&G, in un messaggio comparso anche in lingua cinese. Gabbana, per altro verso, ha scritto di "amare la Cina e la cultura cinese. Sono dispiaciuto per l'accaduto".
Ad aprile 2007 un altro precedente: gli scatti fotografici di Dolce & Gabbana a Pechino, nel contrasto tra modelle e gente comune, irritarono i netizen che contestarono il maggior risalto alla parte brutta della Cina rispetto a quella glamour.
Uno screenshot ha riportato i commenti attribuiti a Stefano Gabbana (che ha denunciato un hackeraggio) secondo cui la Cina era definita "una mafia maleodorante, sporca e ignorante".
'Il mio account Instagram è stato violato. Il mio ufficio legale sta lavorando su questo. Amo la Cina e la cultura cinese. Mi dispiace tanto per quello che è successo'.