Niente è più femminista del femminile. Ne sono convinte Miuccia Prada e Silvia Venturini Fendi, che a Milano Moda Donna il 20 febbraio hanno portato in passerella donne libere di giocare con i cliché del femminile, di riconoscere la loro forza nella delicatezza e nella leggerezza, di spogliarsi delle imposizioni e delle censure.
"Questa è una collezione fatta d'istinto, con la volontà di fare qualcosa di utile, che avesse un senso" premette Miuccia Prada, che vede nell'allestimento della sala della sfilata una metafora della condizione femminile: al centro una scultura di Atlante che regge il mondo sulle spalle, sulle pareti la leggerezza dei fiori. "Volevo rappresentare la forza delle donne: leggerezza, delicatezza, glamour, queste caratteristiche femminili - spiega la stilista - sono la vera forza delle donne". E se il potere si può trovare nel piacere, il glamour - con il suo ottimismo - diventa qualcosa di utile, per trasformare il quotidiano da pratico a estetico. Ed eccoli i cliché del femminile, le frange, i ricami, gli spacchi, le trasparenze, i tacchi, i trucchi, le pellicce, che si abbinano e ai tailleur austeri, alle camicie con cravatta, ai cappotti dalle spalle grandi, ai giubbini di nylon stretti in vita da onnipresenti cinture che disegnano linee a clessidra. E' in questo contrasto che la delicatezza diventa forza: così la gonna con le pieghe destrutturate e aperte si accompagna al blazer dalla linea over, la sottana trasparente con la camicia con la cravatta, la tunica di rete sportiva con le decolleté in vernice. E nello stesso capo convivono linee e tessuti maschili e dettagli iperfemminili, come nel cappotto nero tutto ricoperto di frange, che tornano sull'abito in lana grigio con le pieghe o nei maglioni di lana grossa lavorata a trecce. Per rallegrare una giornata di pioggia, gli stivaloni rosa o celeste, da mettere con il giubbino di nylon e la gonna glam. Al polso, astucci portarossetto, al collo medaglioni per un ritocco veloce al trucco, in mano borse gioiello decorate di passamanerie.
Per Silvia Venturini Fendi, il fatto è che oggi, "essendo tutte donne forti, possiamo riappropriarci dei codici e dei luoghi comuni del guardaroba femminile, non abbiamo più bisogno dei codici maschili per essere ascoltate". Anzi, aggiunge la stilista, "oggi è sovversivo recuperare i codici femminili: femminile e femminista sono concetti che insieme si rafforzano".
Sognando il giorno in cui "le donne di potere saranno vestite in chiffon rosa e non in grisaglia", Silvia porta in passerella la sua rivoluzione, per donne di ogni età e taglia, perché anche da qui passa la riaffermazione dell'identità femminile. Ed ecco questi cliché di cui riappropriarsi con fierezza, "così come oggi ci sono giovani donne che fanno una questione politica dell'avere qualche chilo in più". E allora via libera al rosa e al pizzo, alle giarrettiere e alle calze velate, ai gioielli e alle trasparenze, tutto ovviamente filtrato e abbinato a contrasto con tessuti ruvidi e linee scultoree. Così la giarrettiera diventa il cinturino della decolleté, il maculato da panterona si ingentilisce nel paisley del visone rasato e ricamato in velluto, i gioielli (creati in collaborazione con Chaos) sono ipertecnologici, dall'orecchino-penna alla custodia per lo smartphone. L'abito rosa boudoir ha le maniche scultoree, la sottoveste di pizzo ha una banda nera sul seno come la censura di Instagram, la camicia-camice ha il collo a sciarpa foderato di pizzo, le scollature ricordano il buco di una serratura, persino la giacca di flanella ha impunture che segnano il seno e stecche che sottolineano il punto vita.
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