Con due mostre e due feste di gala il Costume Institute del Metropolitan Museum celebra i suoi 75 anni con un omaggio alla moda americana. A quasi un anno dall'annuncio che l'iconica serata di beneficenza del primo lunedì di maggio era stata cancellata per Covid, il museo sulla Quinta Strada scommette sulla ripresa con due grandi rassegne, ciascuna preceduta dal leggendario tappeto rosso, e Instagram come sponsor. La prima mostra, "In America: A Lexicon of Fashion", aprirà il 18 settembre, subito dopo la Fashion Week - e il gala del 13 settembre sarà l'evento finale della settimana della moda - mentre il taglio del nastro della seconda, "In America: An Anthology of Fashion", è prevista nel maggio 2022: la speranza, in entrambi i casi, è che le restrizioni da Covid saranno superate anche a livello psicologico, anche per settembre si parla di un "party per pochi intimi" e "in linea con le linee guida" federali e locali. Abbiamo scelto di celebrare la comunità della moda americana che ha sofferto molto durante la pandemia rivisitandone il ruolo a livello internazionale", ha spiegato il curatore Andrew Bolton, secondo cui è in atto "un rinascimento" del settore, con giovani stilisti all'avanguardia su temi come la diversità, l'inclusione, la sostenibilità e la creatività consapevole.
L'idea di restare in patria è venuta a Bolton nel 2018, mentre lavorava a "About Time", la mostra per i 150 anni del museo. Il 2021 segna il 75/o compleanno del Costume Institute: quale migliore occasione dunque per onorare la comunità locale che negli anni ha sostenuto l'istituzione? La pandemia non ha posto ostacoli ai prestiti, visto che l'80 per cento dei capi esposti verrà dalle collezioni del museo. L'idea è di raccontare storie di stilisti spesso ignorati o dimenticati.
La mostra di settembre punterà su designer contemporanei come Collina Strada o Kerby Jean-Raymond di Pyer Moss, mentre quella di maggio, allestita in 21 delle "stanze d'epoca" americane, punterà i riflettori su 300 anni di storie personali e politiche: alcune leggendarie come la "Battaglia di Versailles" del 1973 in cui stilisti francesi come Yves Saint Laurent e Pierre Cardin sfidarono colleghi americani, da Oscar de la Renta e Bill Blass, davanti a un pubblico di 700 vip tra cui Grace di Monaco, Andy Warhol e Liza Minnelli; altre sconosciute, come quella di Elizabeth Keckley, la sarta di Mary Todd Lincoln. La messa in scena di ciascuna stanza sarà affidata a diversi registi (nomi ancora da definire, così come quelli delle madrine e dei padrini dei party, ma già si parla della poetessa Amanda Gorman e Tom Ford per settembre), mentre tra le collaborazioni annunciate ci sono Franklin Leonard, il fondatore di Black List (che raccoglie le migliori sceneggiature disdegnate da Hollywood) e Bradford Young, il direttore della cinematografia di "Selma" e "When They See Us".
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