Tutti sanno che è stato il 'padre della moda italiana', ma in pochi conoscono il lungo percorso che portò Giovanni Battista Giorgini a organizzare la leggendaria sfilata del 12 febbraio 1951 a Villa Torrigiani.
L'evento con cui la moda italiana mosse i primi passi sulla scena internazionale, per poi trasferirsi, sempre su idea di Giorgini, nella Sala Bianca di Palazzo Pitti. E quasi nessuno sa che per poco la nascita della moda italiana non avvenne a New York invece che a Firenze.
'G.B. Giorgini and the origins of Made in Italy' a cura di Neri Fadigati, nipote del marchese e presidente dell'Archivio Giorgini, racconta questa storia straordinaria, che non riguarda solo la nascita della moda italiana ma quella del made in Italy, e lo fa attraverso una profonda rilettura dell'Archivio Giorgini, l'enorme documentazione da lui stesso lasciata, relativa alla sua vita sia privata che lavorativa. Quella di un uomo, come racconta suo nipote che portato davanti al letto di morte di suo nonno novantenne moribondo ma lucidissimo, questi gli disse "Bistra, ti lascio il mio nome, fagli onore". Una frase che segnò il destino dell'uomo a cui si deve la nascita della moda italiana. Il nuovo volume, presentato a Roma, nel Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps, dallo stesso Neri Fadigati con Daniela Calanca (Alma Mater Studiorum, Università di Bologna) e Vittoria Caratozzolo (Sapienza, Università di Roma), in un incontro moderato da Alessio de' Navasques, è un table book di oltre 230 pagine, in inglese e italiano, edito da Gruppo Editoriale in collaborazione con Polimoda.
Dell'archivio si svelano non solo le foto storiche, ma anche lettere, inviti, programmi, articoli e altri materiali dell'epoca. A questo si unisce il racconto corale di grandi firme italiane e internazionali, quali Gian Luca Bauzano, Daniela Calanca, Grazia d'Annunzio, Eva Desiderio e Sonnet Stanfill, le cui penne ripercorrono la vita di Giovanni Battista Giorgini, a partire dai suoi primi viaggi negli anni Venti in America, dove proponeva ai buyer un campionario dei nostri migliori prodotti artigianali. In questi viaggi, nel dopoguerra, Giorgini notò il grande cambiamento sociale e di stile che stavano vivendo gli Stati Uniti. Parigi esercitava un grande fascino oltreoceano, ma la sua moda era elaborata, pomposa e soprattutto cara. I buyer non vedevano l'ora di trovare abiti semplici con cui riempire le vetrine dei loro grandi magazzini, frequentati da giovani donne affaccendate tra lavoro e famiglia. Nasce da qui l'idea di organizzare una grande sfilata di abiti italiani in occasione della mostra Italy at Work. L'idea andò in fumo per il rifiuto del grande magazzino B. Altman & Co. Giorgini però non si arrese e decise di portare il progetto della sfilata nella sua città con firme come Simonetta, Schuberth, Fontana, Marucelli, Veneziani, Fabiani, Galitzine, Emilio Pucci, Roberto Capucci, Valentino e molti altri. Fu quindi per questo diniego americano che la moda italiana è nata a Firenze e non a New York. Aprono il volume i contributi di chi Giorgini l'ha conosciuto, come lo stilista Roberto Capucci, e di grandi personaggi della moda come Ferruccio Ferragamo, Laudomia Pucci, Bruce Pask, Men's Fashion Director di Bergdorf Goodman e Neiman Marcus, e Antonella Mansi, presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana.
Nel volume gli apporti di Roberto Capucci: "ho molto apprezzato l'opera svolta da suo nipote Neri Fadigati...". Di Ferruccio Ferragamo: "mi auguro che i giovani possano trovare tanti stimoli e la riprova che in un continuum con il passato, il talento emergente e la creatività daranno nuovo impulso al settore". Ma anche di Laudomia Pucci, Antonella Mansi e molti altri.
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