(di Alessandra Magliaro) Da qualunque angolazione si leggano i dati degli incassi in Italia da settimane a questa parte, che siano paragonati alla precedente o all'anno, c'è sempre il segno meno. Ora siamo al -15% rispetto allo scorso anno, -52,20% rispetto all'analogo weekend del 2016, -34% una settimana fa rispetto al primo fine settimana di ottobre. Un'emorragia preoccupante che neppure San Checco Zalone potrebbe bloccare, visto che l'uscita è prevista per il 2018.
Come leggere questi dati? E' una crisi delle sale o una crisi del cinema? E' una fase o una tendenza? E' un problema di cinema italiano o in generale? Hanno risposto Andrea Occhipinti della Lucky Red, presidente dei distributori dell'Anica, l'indipendente Lionello Cerri di Lumiere, ex presidente Anec (gli esercenti dell'Anica) e l'amministratore delegato di Rai Cinema Paolo Del Brocco.
Occhipinti indica il prodotto, ossia i film, come il principale motivo della crisi. ''L'offerta fa la differenza. Blade Runner 2049 - dice in una conversazione con l'ANSA - non ha funzionato come ci si aspettava. In Italia come nel resto del mondo. L'horror IT che esce il 19 ottobre cambierà tutto, poi Star Wars, Thor, Justice League, Borg McEnroe, Assassinio sull'Orient Express, The Place il nuovo Genovese sono titoli che non deluderanno ma aiuteranno come film traino ed è di questo che abbiamo bisogno. Il prodotto fa la differenza, nel 2016 c'era Zalone a fare quella differenza che oggi assegna il meno 15% al 2017.
E poi - prosegue - anche il meteo in questo periodo sta influenzando gli incassi: con questo tempo splendente si preferisce stare all'aria aperta". Occhipinti non vede una involuzione, parla di sostanziale stabilità, anno più anno meno intorno ai 100 milioni di presenze, in mercati cinematografici maturi come il nostro, "mentre in Cina, Colombia, Brasile che sono mercati più giovani gli spettatori sono in grande aumento". La riforma dell'audiovisivo, a breve a regime con i decreti attuativi, aiuterà, ne è convinto Occhipinti, moltissimo, anche a migliorare la situazione sale in termini di comfort e di dislocazione oggi assolutamente a macchia di leopardo. La sala come un salotto, multifunzionale, centro di aggregazione di pubblici diversi: "quando è così, come al Palazzo del cinema, l'Anteo a Milano, dove abbiamo sale con ristoranti, con divani e con on demand, è sempre piena - spiega all'ANSA Lionello Cerri - e questo significa che non è la sala il nostro problema. Piuttosto l'imputato principale è il prodotto, la crisi di un certo tipo di film, la commedia media stereotipata per intenderci". Cerri come Occhipinti parla di un tema prodotto e include anche il cinema italiano che delude: un anno fa era al 30% la quota di cinema italiano negli incassi, oggi è al 15%. Il meteo favorevole alle gite e non al cinema e la spinta che verrà dalla legge sono altrettante variabili.
Tutti, incluso Paolo Del Brocco, nell'analisi del fenomeno sono concordi su una cosa: il gap pericoloso e al momento non colmabile con le giovani generazioni. "Abbiamo perso i giovani, quelli tra i 14 e i 18 anni che ormai non vanno più in sala - dice all'ANSA l'ad di Rai Cinema Del Brocco - sono quei ragazzi bombardati di audiovisivo, che non fanno differenze tra cinema e serie tv e documentari, che ne consumano tantissimo ma non nei luoghi deputati bensì sulle nuove piattaforme. Riportare loro a trascorrere tempo nella sala, possibilmente bella e confortevole, far capire che è bello vedere i film su quegli schermi grandi, insieme a persone diverse è la sfida dei prossimi anni". Non ci sono ricette per arginare la crisi dell'esercizio piuttosto una serie di variabili, tra cui Cerri mette anche una 'educazione all'immagine oggi mancante, quella che in altre generazioni ha fatto amare il cinema d'autore e d'attore, il cui peso si potrà capire in futuro.
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