L'arte è libera? Il tema è tutt'altro che accademico e quanto mai di attualità. All'indomani del coinvolgimento di Kevin Spacey nello scandalo molestie e prima ancora per Roman Polanski e per Woody Allen per citare vicende molto note, la domanda se possiamo separare l'arte dall'artista è tornata ad essere centrale. Ci può essere un alibi estetico, come lo storico Martin Jay ha definito il caso in cui l'arte scusi, in un certo senso giustifichi, il crimine? L'idea di valutare il lavoro di un artista alla luce della sua biografia è, secondo molti critici, blasfemo. Nel novembre scorso il New York Times ha dedicato tre pagine all'argomento ospitando i pareri di studiosi e storici. Il titolo: 'Separate? That's impossible'. Recentemente la National Art Gallery di Washington, uno dei principali musei smithsoniani, ha deciso di posticipare sine die una mostra del famoso pittore americano Chuck Close dopo le accuse di molestie sessuali da parte di potenziali modelle. E lo stesso giornale, che ricordiamolo ha dato il via al caso nell'ottobre 2017 con le rivelazioni su Harvey Weinstein, ha sollevato il dibattito su come debbano essere trattate le opere di artisti accusati o sospettati di abusi sessuali.
Nel novembre scorso a Londra l'arte di Egon Schiele, il provocatorio genio espressionista austriaco è stata censurata: proprio al New York Times la portavoce dell'ufficio del turismo viennese Helena Hartlauer ha riferito che la Transport for London, la società che gestisce la tube londinese ha rifiutato i manifesti che riproducevano opere dell'artista per pubblicizzare la grande mostra restrospettiva al Leopold Museum Egon Schiele, espressionismo e lirismo che si apre il 23 febbraio a Vienna nel centenario della sua morte. Ebbene i dipinti scandalosi del pittore viennese sono stati censurati ancora oggi, 100 anni dopo. La società ha rifiutato le stampe originali, ritenendo inadatto mostrare i celebri nudi in uno spazio pubblico.
L'arte è libera? Schiele (1890-1918) nella sua giovane vita fu testimone stesso di arte libera, da qualunque condizionamento, e per questo giudicata oscena. Accusato di pornografia, per i soggetti delle sue opere, crea scandalo ancora oggi. Alla censura londinese l’ente del turismo di Vienna ha risposto con una nuova campagna, nella quale le nudità dei soggetti dipinti sono coperte da una scritta: Sorry, 100 years old but still daring today #ToArtItsFreedom” (“Siamo spiacenti, hanno cento anni ma sono ancora troppo audaci. #ToArtItsFreedom”).
In concomitanza con la mostra di Vienna torna anche in sala il 26,27,28 febbraio il film Egon Schiele, distribuito dalla Draka Distribution di Corrado Azzollini, in collaborazione con Twelve Entertainment. Il film torna sul grande schermo nell’anno del centenario della morte dell’artista che, a soli 28 anni, ha lasciato un corpus pittorico composto da circa 3.000 opere tra dipinti ad olio, acquerelli e disegni.
Una produzione impressionante che, proprio nel 2018, viene raccolta in una pubblicazione online del catalogo ragionato delle sue opere, aggiornato e ampliato grazie a nuove ricerche, come è stato annunciato da Jane Kallir, la più autorevole esperta del pittore, co-direttrice della galleria St. Etienne di New York. Il progetto è stato sponsorizzato dal Kallir Research Institute, ente senza scopo di lucro e finanziato da un anonimo donatore. Ispirato al romanzo “Tod und Mädchen: Egon Schiele und die Frauen” di Hilde Berger, “Egon Schiele” è interpretato da Noah Saavedra.
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