Una piccola rivoluzione gentile o un'utopia realizzata: sono tante le esperienze di economia sociale che con l'obiettivo del Bene Comune si stanno affermano in Italia e in Europa, "un brulichio di vite, progetti e comunità che stanno cambiando sottovoce, dal basso. Sono agricoltori, educatori, carpentieri, medici, giornalisti, informatici, che agiscono, ognuno in ciò che sa fare meglio, per creare nuovi modelli", come raccontano al Consorzio Le Galline Felici, una realtà nata in Sicilia che unisce più di quindici produttori agricoli siciliani e che ora vanta un catalogo di oltre duecento prodotti, venduti soprattutto ai Gas.
L'economia sociale è un modello di sviluppo dell'economia che ha insito il concetto di “fare impresa in un altro modo”: l'obiettivo non è la redditività economica ma la redditività sociale. Unendo redditività e solidarietà - ha ribadito il parlamento europeo - permette la creazione di posti di lavoro di qualità e il rafforzamento della coesione sociale, economica e territoriale, generando capitale sociale, promuove la cittadinanza attiva, la solidarietà e una visione dell’economia fatta di valori democratici, che pone in primo piano le persone, lo sviluppo sostenibile e l’innovazione sociale.
Roberto Li Calzi è un contadino siciliano: il suo nome, nell'ambito delle reti di acquisto solidali (Gas) e nella piccola distribuzione 'fuori mercato' non solo in Italia, è molto noto. Li Calzi è un visionario e un rivoluzionario, un pioniere dell'agricoltura biologica e dell'economia sociale ben prima che tutto questo diventasse di grande attualità. Oltre 10 anni fa stava per abbandonare tutto: gli agrumi sotto pagati dalla grande distribuzione lo stavano facendo fallire (una modalità simile a quella che ha portato allo sciopero i pastori sardi) allora provò a trovare un modo alternativo di distribuzione, che desse dignità al suo lavoro e ai suoi agrumi. Insieme ad altri associati della cooperativa (oggi sono 25), il consorzio Galline Felici è oggi una realtà dell'eccellenza italiana e oltre agli agrumi si occupa della produzione di avocado siciliani 'prenotati' dai gas francesi, lavora con le regole dell'economia sociale e solidale, si estende in Belgio e Austria e la cooperativa fa vivere 500 persone nella regione di Catania. Li Calzi è uno dei protagonisti del documentario Nessun uomo è un'isola, un viaggio nell'Europa delle utopie realizzate girato da Dominique Marchais, in sala con Kithchenfilm.
Il film testimonia la realtà di piccoli grandi progetti locali che nel fare rete mettono in pratica quel bene comune che dovrebbe essere primario in una società solidale e cooperante. Il locale che diventa globale mantenendo le differenze e lavorando sul cambiamento: esempi da imitare e non dei resistenti isolati. Ad introdurre il film, con la spiegazione della storica Chiara Frugoni, grandi panoramiche e dettagli dell'Affresco del Buono e Cattivo Governo, la meravigliosa allegoria di Lorenzetti conservata nel Palazzo pubblico di Siena: il bene comune è l'unica forma di governo, fatta dai cittadini, che riesce a mandare avanti una città, dicono le pitture del 1300 agli uomini di oggi. L'altro esempio del film è Vorarlberg, un piccolo land nell'estremità occidentale dell'Austria, 388711 abitanti. Le sue dimensioni ridotte e la sua condizione di frontiera, spiegano in parte il suo successo in termini ecologici, economici e anche in termini di partecipazione democratica dei cittadini alla vita del territorio. L'originalità di questa regione si esprime in particolare nella sua architettura ecologica, guidata dal movimento Baukünstler (artisti della costruzione). Loro, insieme a falegnami e architetti scaturiti delle lotte ecologiste degli anni '70, hanno promosso un'architettura in legno essenziale e a ridotto impatto energetico, che ha contribuito all'emergere di questa cultura politica partecipativa molto impegnata nella transizione energetica. E poi c'è Vrin, in Svizzera: uno di quei villaggi alpini dove gli chalet diventano seconde case, senza scuola o mestieri. Ma negli anni '80, gli abitanti hanno deciso diversamente e hanno reso il loro villaggio un modello di sviluppo locale. La leva principale è stata l'architettura che, nella persona di Gion Caminada, venne in soccorso dell'agricoltura. Un riaccatastamento intelligente, a beneficio degli edifici agricoli in legno, eleganti, integrati e adattati ad un'agricoltura moderna, hanno permesso di invertire la tendenza. L'artigianato prosegue, mentre una piccola filiera indipendente costituita da un mattatoio e da uno spaccio assicurano l'andamento dell'economia locale.
"Sappiamo bene che, insieme alle nostre arance, viaggiano, si diffondono e maturano anche idee e stili di vita, che i nostri prodotti ben si prestano ad essere stimolo di aggregazione e di relazioni umane, e che la nostra attività è intrinsecamente anche sociale. E culturale. E politica. Perché - dicono alle Galline Felici - grazie alla vendita dei nostri prodotti: possiamo provare ad attuare, nel nostro piccolo, il “buon governo”, incidendone i segni sul paesaggio di cui siamo parte e dimostrando ai nostri vicini che un altro modo di fare agricoltura e di vivere e curare le relazioni è possibile. Possiamo contaminarci, lavorando insieme a giovani europei e del mondo; possiamo fornire un ulteriore pretesto a gruppi di consumatori consapevoli per unirsi e partecipare attivamente al cambiamento".
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