Precarietà, minore accesso alle figure apicali, crescita del part time involontario e della 'sovraistruzione'. Sono queste, secondo l'Istat, le caratteristiche del lavoro femminile. Le donne che lavorano a tempo determinato sono, nella media dei primi tre trimestri del 2019, il 17,3% e quelle a part time sono ormai un terzo, il 32,8% contro l'8,7% degli uomini.
Il part time "non è cresciuto come strumento di conciliazione dei tempi di vita, ma nella sua componente involontaria" che ha superato il 60% del totale contro il 34,9 dello stesso periodo del 2007.
Nel 2017 i redditi complessivi guadagnati dalle donne sono in media del 25% inferiori a quelli degli uomini (15.373 euro rispetto a 20.453 euro). Lo ha sottolineato Linda Laura Sabbadini, direttore della Direzione centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell'area delle statistiche sociali e demografiche dell'Istat, in audizione alla Commissione Lavoro della Camera. La differenza è diminuita dal 2008, quando era del 28%. Il divario di genere è più basso per i redditi dei dipendenti: il 24% contro il 30% nel caso di occupazione autonoma. Dal 1977 al 2018 il tasso di occupazione in Italia è cresciuto di solo 4,8 punti percentuali, con dinamiche contrapposte dei due sessi: per gli uomini il tasso è sceso di 7 punti (dal 74,6 al 67,6%), mentre per le donne è aumentato di 16 punti (dal 33,5 al 49,5%). Nell'arco di 40 anni il divario di genere è così diminuito da 41 punti a 18 rimanendo però tra i più alti di Europa, quasi doppio rispetto alla media europea di 10 punti. E' quanto sottolineato dall'Istat in audizione alla Commissione Lavoro della Camera.
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