La Royal Enfield Bullet è forse la motocicletta più longeva della storia. Il primo modello a portare questo nome è comparso nel 1931, e non era poi così diverso dalle nipoti che si trovano oggi nei concessionari, almeno nelle caratteristiche salienti: entrambe monocilindriche, essenziali e robuste. Ma è a una Bullet arrivata nel 1948 che si ispira l'ultima nata della casa indiana: la Trials.
Come la progenitrice, la prima moto di serie con le sospensioni a braccio oscillante, che vinse gli International Six Days Trial al debutto, anche la nuova Trials guarda alle strade bianche e agli spazi aperti. Le gomme tassellate, i soffietti protettivi per la forcella, il manubrio con il traversino di rinforzo e lo scarico alto tradiscono immediatamente la vocazione al fuoristrada. A completare il tutto ci sono il grande faro tondo, che incorpora la strumentazione all'interno di una mascherina protettiva, una ampia sella monoposto e un robusto portapacchi. Due le colorazioni disponibili, che differiscono soprattutto nel telaio: rosso o verde. Entrambe grigie, la 'green' ha in più le guance del serbatoio cromate e contornate dalla classica filettatura, vero marchio di fabbrica in casa Royal Enfield. Sotto l'abito da 'avventura', la Trials condivide molto con gli altri modelli Bullet, a partire dal propulsore monocilindrico raffreddato ad aria da 500cc, che eroga 27,2 cavalli a 5.250 giri. Una motorizzazione particolarmente piacevole, specie sulle strade bianche dove l'ANSA messa alla prova.
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Il nostro test, durato una decina di giorni, ha evidenziato le caratteristiche del riuscito connubio tra telaio e motore: la Trials chiede di essere guidata in scioltezza, approfittando dei rapporti del cambio a cinque marce molto ravvicinati. La frizione è morbidissima e l'erogazione dolce, anche nei chilometri percorsi su strade urbane, mentre le vibrazioni sono praticamente assenti, a patto di non tirare le marce oltre il dovuto.
Per fermare i 192 chili di peso in ordine di marcia si può contare su un disco singolo da 300 millimetri all'anteriore e uno da 240 al posteriore, assistiti dall'ABS a due canali. Non deludono le sospensioni, tarate sul rigido ma capaci di una escursione adeguata e in grado di assorbire le asperità senza scomporsi.
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