Nell'ultimo decennio in Italia si è registrato un calo del 20,2% delle vittime causate da incidenti stradali, superiore al valore medio europeo (-18,6%).
Anche le 'stragi del sabato sera' si sono ridotte sensibilmente, ma le persone anziane, in prevalenza uomini specie se pedoni e ciclisti, sono oggi le vittime 'predestinate'. Un dato, quest'ultimo, che in assenza di interventi porterà l'Italia nel 2050 ad essere il paese europeo con il maggior numero di morti e feriti in incidenti stradali fra gli over 65. È quanto emerge dalla ricerca sulla sicurezza stradale "Cambiamo strade", realizzata da Unipolis - la fondazione d'impresa del Gruppo Unipol - e presentata questa mattina a Bologna, in occasione della settimana europea sulla mobilità. In sintesi, i dati sull'incidentalità stradale nel nostro Paese nel 2016 - 3.283 morti e 249.175 feriti - sono indubbiamente positivi. Tuttavia le cifre evidenziano un ritardo rispetto all'obiettivo fissato per il 2020 dalla strategia europea, che prevede una riduzione del 50% dei morti rispetto al 2010. Un'analisi dei dati relativi alle diverse fasce d'età mostra, in relazione al numero di under 24 anni morti o feriti in incidenti stradali, un significativo miglioramento. Un trend positivo che, però, non vale per gli over 65. La variazione del numero di morti tra il 2010 e il 2016, infatti, è quasi inesistente: si è passati dai 1.059 morti del 2010 ai 1.045 del 2016. Questo significa che non è stato affrontato il tema dell'invecchiamento della popolazione e delle sue conseguenze sociali. Secondo la ricerca è necessario, quindi, un nuovo paradigma di mobilità sostenibile: ridurre l'utilizzo dell'auto privata a favore di mezzi pubblici, usare auto meno inquinanti, incrementare gli spazi verdi e strade a velocità limitata, aumentare le piste pedonali e ciclabili protette. Bisogna favorire inoltre il 'car pooling', 'car e bike sharing' e agevolare i sistemi tecnologici di regolazione del traffico.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA