Non tutti i farmaci contro il diabete
sono uguali. In particolare una molecola più di altre associa
all'effetto di assicurare il controllo degli zuccheri nel
sangue, anche quello di proteggere il cuore e far calare il
peso. A dimostrarlo sono i risultati dello studio Grade,
presentati all'81mo congresso dell'American Diabetes Association
(Ada) e illustrate dalla Società Italiana di Diabetologia.
Trattare il diabete di tipo 2 va al di là del semplice
controllo della glicemia e deve essere mirato a migliorare la
qualità della vita dei pazienti, ritardando o scongiurando le
complicanze della malattia. "Ad oggi - ricorda il professor
Agostino Consoli, presidente della Società Italiana di
Diabetologia - numerose molecole sono disponibili per il
trattamento di questa forma di diabete e sta diventando
complesso decidere quale sia la strategia migliore da adottare".
Un tentativo in questa direzione è stato fatto dallo studio
Grade, finanziato dai National Institutes of Health (NIH)
americani e avviato nel 2015. Lo studio è stato condotto su 5
mila pazienti con diabete di tipo 2 in trattamento con
metformina, ai quali, in caso di mancato controllo glicemico,
poteva essere aggiunto uno tra i seguenti quattro farmaci:
glimepiride, sitagliptin, liraglutide, insulina glargine. A 5
anni di distanza non sono emerse differenze sostanziali sulla
glicemia tra i pazienti trattati con questi 4 farmaci, anche se
la perdita di peso era maggiore con liraglutide e sitagliptin e
gli eventi cardiovascolari maggiormente ridotti con liraglutide.
"Lo studio Grade - spiega Consoli - ha confermato che il
trattamento con farmaci innovativi come gli agonisti
recettoriali del GLP-1 può avere un impatto sul rischio
cardiovascolare delle persone con diabete. Inoltre liraglutide
in questo studio ha dimostrato di indurre una diminuzione del
peso corporeo, con un bassissimo rischio di ipoglicemia".
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