L'immunoterapia con la molecola
pembrolizumab - approccio mirato a riattivare il sistema
immunitario per combattere il cancro - ha quadruplicato la
sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi dei pazienti con tumore al
polmone non a piccole cellule avanzato rispetto all'era
pre-immunoterapia se utilizzata come trattamento iniziale (23,2%
contro 5,5%). Il dato emerge dallo studio KEYNOTE-001 presentato
al congresso della Società americana di oncologia clinica
(Asco).
Lo studio, su un campione di 550 pazienti, ha dimostrato che
la molecola immunoterapica è sicura ed efficace, ed aumenta la
sopravvivenza: in particolare, il 23,2% dei pazienti che non è
stato precedentemente trattato con la chemioterapia ed il 15,5%
dei pazienti precedentemente trattati era vivo dopo 5 anni dalla
diagnosi, con il maggior beneficio registrato nei pazienti con
una più alta espressione della proteina Pd-l1. Inoltre, fra i
pazienti già trattati con la chemio, il 42% ha manifestato una
risposta positiva alla immunoterapia per una durata media di
16,8 mesi. Per i pazienti che hanno ricevuto il farmaco come
terapia iniziale, invece, il 23% ha avuto una risposta positiva
per la durata media di 38,9 mesi.
"La visione negativa associata alla diagnosi di questo tipo
di tumore è certamente non più appropriata - afferma il primo
autore dello studio, Edward Garon della UCLA University di Los
Angeles -. Il fatto che in questo studio abbiamo dei pazienti
che sono ancora vivi dopo 7 anni è un fatti da rimarcare.
Abbiamo anche evidenze che la maggioranza dei pazienti che
rispondono bene a questa terapia immunoterapica per i primi due
anni, vivono per 5 o più anni". Ed è "rimarchevole che per più
pazienti di quanti mai registrati prima, non dobbiamo più
misurare la sopravvivenza in mesi. Tuttavia abbiamo ancora molta
strada da fare per migliorare la situazione di tutti questi
malati ed è necessario proseguire nella ricerca", sottolinea
l'esperto Asco David Graham. (ANSA)
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