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La stimolazione magnetica transcranica può combattere l'ansia

La stimolazione magnetica transcranica può combattere l'ansia

Manassero, "strumento da affiancare ad altre terapie"

ROMA, 02 luglio 2024, 15:18

Redazione ANSA

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I disturbi legati all'ansia e alla risposta allo stress potrebbero essere disinnescate grazie alla Stimolazione Magnetica Transcranica (Tms), ovvero alla neurostimolazione ed evitare così reazioni corporee di allarme associate alla memoria traumatica. Lo rivela un recente studio del team di ricerca coordinato da Benedetto Sacchetti del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino e Raffaella Ricci del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Torino, pubblicato sulla rivista scientifica eLife che ha testato con successo la procedura.

"Questa ricerca - spiega Eugenio Manassero, uno dei ricercatori - riveste un'importanza significativa dal punto di vista clinico, poiché mette in luce un nuovo strumento che potrebbe in futuro affiancarsi in modo complementare e sinergico ad altre strategie terapeutiche per aiutare tutte le persone che hanno vissuto esperienze traumatiche o che soffrono di un disturbo d'ansia. Tenendo conto di quanto sia fondamentale migliorare la qualità dei trattamenti in un'ottica di promozione della salute e del benessere della collettività, questa ricerca potrebbe aprire una nuova frontiera in questa direzione".

La ricerca parte dall'assunto che, in seguito a un'esperienza traumatica, nel cervello si forma un ricordo dell'evento che racchiude due principali componenti: la rappresentazione consapevole di ciò che è accaduto e la valenza emotiva associata all'episodio. Quest'ultima si manifesta attraverso modificazioni delle risposte corporee (come l'aumento del battito cardiaco e della sudorazione), percepite come spiacevoli dalla persona, provocando sentimenti di paura o di panico. La tecnica di TMS, applicata alla parte mediale della corteccia prefrontale anteriore (aPFC), ha permesso di modulare l'attività di specifiche aree del cervello in maniera non dolorosa e non invasiva, col risultato che dopo la neurostimolazione, ripresentando ai partecipanti lo stimolo minaccioso, il gruppo stimolato nella aPFC mostrava risposte corporee di allarme nettamente inferiori rispetto al gruppo di controllo sottoposto ad una stimolazione placebo. L'attenuazione delle risposte emotive persisteva in modo duraturo anche nel lungo termine, senza più dover ricorrere alla neurostimolazione, nonostante il ricordo consapevole degli stimoli minacciosi non venisse in alcun modo danneggiato.

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